martedì 31 luglio 2018

Rosa Park: un no che fece storia

UN NO CHE FECE STORIA.

Rosa Parks: da sarta a icona dei diritti civili, grazie a un rifiuto che rese il mondo migliore. 


La marcia su Washington per il lavoro e la libertà è stata una grande manifestazione politica a sostegno dei diritti civili ed economici per gli afroamericani che ebbe luogo mercoledì 28 agosto 1963 a Washington .https://it.wikipedia.org/wiki/Marcia_su_Washington_per_il_lavoro_e_la_libertà

Montgomery, Alabama, 1° dicembre 1955: terminata la giornata lavorativa, la quarantaduenne Rosa Parks, di pelle nera e di professione sarta, prende l’autobus 2857 diretta a casa. Si siede in un fila centrale ma quando dopo poche fermate sale un passeggero bianco, il conducente le chiede di lasciargli il posto, come impongono le regole. Rosa le conosce ben: i neri siedono dietro, i bianchi davanti mentre i posti centrali sono misti e si possono usare solo se tutti gli altri sono occupati, ma la precedenza spetta sempre ai bianchi. “Non stavolta”, pensa Rosa, e senza rifletterci troppo risponde che “no, non intende alzarsi”. Quel rifiuto la trasforma all’improvviso in un’eroina dei diritti dei neri, imepgnati nella lotta contro la segregazione che opprimeva l’Alabama e altri Stati del Sud, divenendo il propellente di una storica protesta che fu tanto rabbiosa quanto non violenta.


Le leggi Jim Crow furono delle leggi locali e dei singoli stati degli Stati Uniti d'America emanate tra il 1876 e il 1965. ... Le leggi Jim Crow erano distinte dai Codici neri del periodo 1800-66 che a loro volta avevano ridotto i diritti e le libertà civili degli afroamericani


Il Voting Rights Act è stata una legge che ha permesso ai cittadini neri degli Stati Uniti d'America, di poter votare alle elezioni che si svolgevano nel paese. Promotore di questa legge è stato Martin Luther King e dalla presidenza di Lyndon B. Wikipedia


La prima pagina del Civil Rights Actdel 1964.

Il Civil Rights Act del 1964 è una legge degli Stati Uniti d'America, che dichiarò illegali le disparità di registrazione nelle elezioni e la segregazione razziale nelle scuole, sul posto di lavoro e nelle strutture pubbliche in generale.Wikipedia



SEPARATI MA UGUALI? La politica di segregazioni nelle regioni meridionali degli Usa era un’eredità dello schiavismo in vigore fino al 1865, anno in cui venne abolito dal XIII emendamento alla Costituzione. Da quel momento in poi, nel Sud connotato da un forte razzismo (al contrario del Nord, i cui Stati furono i paladini dell’abolizionismo) presero forma alcune norme locali, dette “leggi Jim Crow” (nomignolo dispregiativo usato per indicare gli afroamericani) che diedero vita a un sistema in cui i neri erano considerati “separat but ugual” , gli afroamericani erano confinati in appositi settori, non solo sui mezzi di trasporto ma su tutti i mezzi pubblici. Vittime di continue umiliazioni, erano tagliati fuori dalle migliori scuole e da molte professioni, oltre ad avere salari inferiori ai bianchi. Ogni Stato elaborava cavillosi espedienti per impedire loro di votare (il pieno diritto di voto arriverà solo nel 1965 con il Voting Rights Act, che insieme al Civil Righst Act abrogò le Jim Crow laws). L’unico lato positivo della segregazione fu che la popolazione nera, godendo dell’uso esclusivo di molte chiese, bar e salone di bellezza, poté pianificare importanti forme di resistenza al riparo dagli occhi dei bianchi. È questo il mondo in cui crebbe Rosa Park, all’anagrafe Rosa Louis McCauley, nata il 4 febbraio 1913 in un’umile famiglia di confessione metodista nella cittadina di Tuskegee, poco distante da Montgomery.

IMPEGNATA. A diciannove anni nel 1932, Rosa sposò Raymond Park, barbiere che faceva parte del movimento per i diritti dei civili. Dividendosi fra il lavoro di sarta e l’attività politica al fianco del consorte, si distinse per il supporto offerto a nove ragazzi afroamericani, gli Scottaboros Boys, accusati ingiustamente di aver violentato due prostitute bianche.
La passione messa per la causa dei diritti dei neri le valse nel 1943 la nomina a segretaria della sezione locale della Naacp, “associazione nazionale per la promozione delle persone di colore” (avevamo bisogno di una segretaria e io ero troppo timida per dire di no, scherzava Rosa). A supportare le battaglie della Naacp contribuirà nel 1934 anche un giovane pastore protestante sconosciuto ai più. Era Martin Luther King, destinato a divenire uno dei leader più celebri nella storia del movimento per i diritti degli afroamericani, ma all’epoca ancora alle prese con il suo primo impiego, presso la chiesa battista di Dexter Avenue di Montgomery.


La NAACP, sigla di National Association for the Advancement of Colored People, è una delle prime e più influenti associazioni per i diritti civili negli Stati Uniti. Fu fondata il 12 febbraio 1909 in aiuto degli afro-americani.Wikipedia



ERO STANCA DI SUBIRE. Quando il 1 dicembre 1985 si verificò l’episodio del bus, Rosa Park era ormai giunta allo stremo della sopportazione per il trattamento riservato alla sua gente, tanto che anni dopo scriveva: “Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro (...). No l’unica cosa di cui ero stanca era subire”. Dopo il rifiuto di alzarsi l’autista chiamò le forze dell’ordine per risolvere la faccenda. Rosa fu incarcerata per “condotta impropria”, ma poi, già a poche ore dall’arresto, venne rilasciata grazie alla cauzione pagata da Clifford Durr, avvocato bianco vicino alle posizioni dei neri. Nel frattempo la comunità afroamericana aveva iniziato a scalpitare e il nervosismo stava per sfociare in violenza, con il rischio di rappresaglie bianche. Si decise allora che la reazione all’ingiustizia sarebbe stata si netta, ma  pacifica, e ancora una volta a prendere in mano la situazione fu una donna.

BOICOTTAGGIO. Jo Ann Robinson, presidente di un’associazione femminile afroamericana (Womes’s political Council), stampò in migliaia di copie un comunicato anonimo in cui si invitava la popolazione nera a boicottare i mezzi pubblici di Montgomery il 5 dicembre, giorno del processo a Rosa (che alla fine se la caverà con una multa). All’alba l’attivista distribuì volantini in scuole, negozi e chiese. Proprio nei saloni di parrucchiere ed estetiste, più acculturate e indipendenti di altre lavoratrici, le attiviste erano pronte a fare proseliti tra le clienti, aiutandole nell’alfabetizzazione, spiegando loro le pratiche per votare e invitandole anche a non imitare le acconciature delle bianche. In poche ore, tutta la comunità nera di Montgomery seppe del boicottaggio, che Martin Luther King e gli altri leader neri decisero tra l’altro di non limitare a un solo giorno: bisognava procedere a oltranza, finché non fossero state acettate proposte minime come quella di poter prendere posto sui bus secondo l’ordine di salita. La rimostranza coinvolse migliaia di persone e durò fino al 26 dicembre 1956: un totale  di 381 giorni, durante i quali i tassisti neri sostennero la protesta abbassando le tariffe al livello dei biglietti dei bus. Gli eventi di Montgomery ebbero visibilità in tutto il Paese, passando alle cronache come la più importante manifestazione non violenta del movimento per i diritti civili.

MAI PIU’ SEDUTA.  Il boicottaggio funzionò: senza i ricavi dei biglietti dei neri, (i maggiori clienti degli autobus), le casse dell’azienda dei trasporti andarono in rosso. Nel frattempo, del caso Praks si occupò la Corte Suprema degli Stati Uniti, che il 13 dicembre 1956, all’umanità dichiarò incostituzionale la segregazione sui mezzi pubblici. Neanche il tempo di festeggiare, e Rosa iniziò a subire le ritorsioni dagli ambienti bianchi, finché perso il lavoro, si trasferì a Detroit. Nel 1965 divenne segretaria del democratico John Conyers, membro del Congresso, e nel 1987, in memoria del defunto marito, fondò il Rosa and Rayomond Park Institute for Self Development, ancora attivo, nato per “educare e stimolare i giovani e gli adulti, in particolare gli afroamericani, per il miglioramento di se stessi e dell’intera comunità”. Nel 1999 ottenne la medaglia d’oro del Congresso, massimo riconoscimento civile, in quanto, spiegò il presidente Bill Clinton, lei quel primo dicembre 1955, “mettendosi a sedere (…) si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell’America”. La sua luce si psense il 24 ottobre 2005. due anni prima, l’Henry Ford Museum di Dearborn, a poche miglia da Detroit, aveva acquisito il famigerato bus 2857. Al suo interno, nel 2012, verrà scattata una storica foto a Barack Obama, primo presidente americano di pelle nera, in ricordo di quando Rosa, con un semplice no aveva contribuito a rendere il mondo un luogo migliore.



I have a dream: dal boicottaggio al Nobel
Nato ad Atlanta, Georgia, nel 1929, Martin Luther King salì agli onori delle cronache tra il 1955 e 1956, durante il boicottaggio degli autobus di Montgomery, occasione in cui elaborò la teoria della non violenza, che segnerà tutta la sua storia. Sempre in prima linea per i diritti degli afroamericani, nel 1957 finì sulla copertina del Time e nel 1963 richiamò l’attenzione con un celebre discorso alla “Marcia su Washington” (manifestazione per tutti i diritti civili con oltre 250 mila partecipanti).
SOGNO INFRANTO. Le sue speranze furono riassunte nell’espressione “i have a dream”, quello di una nazione in cui nessuno fosse giudicato per il colore della pelle. Nel 1964 ottenne il Nobel per la pace, ma l’anno dopo un nuovo dramma scosse la comunità afroamericana: in circostanze poco chiare fu ucciso Malcom X, altro carismatico leader nero, di fede islamica e dall’indole meno pacifica di quello di King al quale toccò la medesima sorte: fu assassinato nel 1968.


Martin Luther King i have a dream sottotitolato in italiano.


King saluta la folla venuta ad assistere al discorso


Articolo in gran parte di Matteo Liberti pubblicato su Focus Storia 138, immagini e altri testi da Wikipedia. 








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