ATENE L’ORA PIU’ BUIA.
Sparta impose agli Ateniesi sconfitti nella Guerra del Peloponneso un governo di pochi. Che seminò il terrore.
Togli la democrazia agli Ateniesi e avrai solo guai: ecco la tragica vicenda del regime dei Trenta Tiranni nell’Atene di fine V secolo a.C. La impararono volenti o nolenti sia gli Spartani, che nel 404 a .C. imposero una costituzione per nulla democratica alla polis rivale sconfitta in guerra, sia il gruppo di oligarchi andato al potere. Nel giro di un anno tornò infatti la democrazia, con buona pace dei suoi detrattori. Ma perché accadesse ci vollero una guerra civile e atrocità di ogni tipo.
Mappa delle Lunghe Mura, le fortificazioni di Atene il cui abbattimento fu tra le condizioni di pace imposte da Lisandro.
L’UMILIAZIONE. Atene, 404 a .C. Dopo 27 anni la Guerra del Peloponneso era finita. Ma non come gli Ateniesi avevano sperato: vincitrice indiscussa era Sparta. Lo sottolineò Lisandro, il comandate della flotta spartana, quando entrò con le navi nel Pireo e, racconta Senofonte nelle Elleniche “Le mura furono demolite al suono delle flautiste, in mezzo a un grande entusiasmo, perché erano in molti a pensare che quel giorno segnasse l’inizio della libertà per la Grecia ”. Quanto alle condizioni di pace, Atene dovette rinunciare a ogni possedimento fuori dall’Attica, sciogliere la lega marittima e ridurre la flotta. Più che un trattato, fu un’umiliazione. Non solo. Si insediò sull’Acropoli una guarnigione sparta capeggiata da un armosta (il magistrato inviato da Sparta nelle città conquistate o alleate per controllarle militarmente). Ma il punto era: quale costituzione imporre agli Ateniesi?
IL REGIME. Agli occhi degli Spartani, la democrazia ad Atena aveva prodotto soltanto imperialismo, violenza e tensione internazionale. Meglio optare per un regime più prevedibile e controllabile: ragionando all’incirca così Lisandro favorì l’instaurazione di un governo ristretto a trenta cittadini, ateniesi ma di sentimenti filo spartani (i famosi “tiranni” della tradizione storiografica) a questi passarono ampi poteri nei limiti di quanto gradito dai loro tutori de facto, gli Spartani. Per completare il quadro, furono istituiti una commissione speciale di dieci magistrati per il Pireo e un collegio per la gestione amministrativa di Atene. Ma chi erano questi Trenta? In generale la créme de la créme del partito oligarchico ateniese. Sì, perché nel V secolo a.C. Atene no nera soltanto un coro di democratici convinti: c’era anche chi preferiva un governo di pochi e vedeva di buon occhio Sparta. Appunto da tali ambienti furono scelti i Trenta. E di essi il più il più influente e fanatico divenne ben presto Crizia. Allievo del sofista Gorgia e di Socrate, da giovane si fece una discreta cultura e pare fosse anche un buon autore di prose e di poesie. Andava insomma d’accordo con i libri, ma meno con la polis ateniese: ammiratore di Sparta e antidemocratico, fu esiliato in Tessaglia dopo aver preso parte al colpo di Stato oligarchico del 411 a .C. Riuscì a rimpatriare solo nel 404 a .C., quando ormai Atene aveva perso la guerra, e si rivelò il più tirannico dei trenta.
Crizia apparteneva ad una delle più ricche e nobili famiglie dell'aristocrazia ateniese: il padre Callescro, secondo quanto riferisce Lisia nel discorso Contro Eratostene, fu nel 411 a.C. uno dei più importanti membri del governo oligarchico dei Quattrocento. Suo cugino era Leogora, padre di Andocide[1] e appartenente alla più antica famiglia dell'Attica; fu inoltre zio di Platone[2] e discepolo di Gorgia e Socrate. Senofonte, nelle Elleniche, lo descrive come un convinto estremista filospartano.
Legato ad Alcibiade, fu coinvolto con lui nel 415 a.C. nello scandalo delle erme e accusato di averle profanate.[3] Partecipò in seguito al regime oligarchico dei Quattrocento (411 a.C.) insieme al padre, come risulta dalle testimonianze del discorso Contro Teocrine, e fu per questo esiliato in Tessaglia, come narra Senofonte nelle Elleniche, quando venne ripristinata in Atene la democrazia (409 a.C.).
Ebbe la sua rivincita politica dopo la battaglia di Egospotami,[4] quando Atene fu definitivamente sconfitta da Sparta, atto finale della guerra del Peloponneso. Ritornò in patria nel 404 a.C. al seguito dello spartano Lisandro e divenne capo dei Trenta Tiranni, i quali instaurarono un regime del terrore che mandò a morte gli oppositori democratici e persino un collega come Teramene, che tentò di disocciarsi in assemblea dall'estremismo di Crizia.[5] Quello che si insediò fu un governo fortemente reazionario: numerosissimi cittadini ateniesi furono costretti a lasciare la città per spostarsi in campagna, con la prospettiva di un ritorno alle mitiche origini agricole di Atene. Crizia attaccò poi anche i ricchi meteci, che non erano cittadini ateniesi, cercando di distruggere la loro influenza.
Tutto ciò ebbe però vita breve: Crizia perì nella battaglia di Munichia combattendo contro i democratici di Trasibulo, che avevano occupato il Pireo. Si racconta che sulla sua tomba fosse stata scolpita la personificazione dell'Oligarchia intenta ad appiccare fuoco con una fiaccola alla Democrazia.[6]
GIRO DI VITE. Il programma politico del nuovo regime era semplice: escludere dagli affari di governo gli strati sociali inferiori e sbarazzarsi dell’eredità di Pericle. Perciò furono condannati i sicofanti (i delatori ormai fuori controllo), ridotti i poteri discrezionali dei tribunali popolari e ripristinate le originarie prerogative dell’Areopago, l’antico consiglio aristocratico che dopo le riforme democratiche del 462 si occupava solo di delitti di sangue. Diciamolo pure: alcune du queste riforme riscossero perfino un certo consenso. Dopotutto gli eccessi della democrazia ateniese erano da un pezzo sotto gli occhi di tutti, a cominciare dalla mania per i processi e dal ricorso indiscriminato alla denuncia per far fuori gli avversari politici. e lo stesso potrebbe dirsi della deriva demagogica seguita alla morte di Pericle (429 a .C.) , causa ultima della disastrosa politica bellicista che condusse un po’ alla volta alla disfatta finale della Guerra del Peloponneso. Ma questo da un estremo si passò all’altro, perché i Trenta misero in piedi un autentico regime del terrore, la pagina più cupa della storia ateniese. E alla fine la democrazia, con tutti i suoi difetti, fu rimpianta.
La lista dei tiranni viene riportata da Senofonte.[7] Di molti di essi conosciamo solo il nome, ma Luciano Canfora ipotizza che tutti loro avessero fatto parte anche della Boulé dei Quattrocento (la certezza, però, non c'è, visto che la lista dei Quattrocento è incompleta). La lista fu pubblicata nel cosiddetto "decreto di Dracontide", promulgato quando era arconte Pitodoro (in carica dal giugno 404 al giugno 403); su questo punto, quindi, Senofonte sbaglia nel dire che i Trenta furono instaurati "subito dopo l'abbattimento delle mura", avvenuto in aprile, mentre il decreto risale certamente ad almeno due mesi dopo.[8]
- Anezio
- Aresia
- Aristotele (politico ateniese, solo omonimo del famoso filosofo)
- Cherelao
- Caricle
- Cremo
- Cleomede
- Crizia
- Diocle
- Dracontide
- Erasistrato
- Eratostene (omonimo del matematico)
- Eschine, della tribù di Kekropis (omonimo del famoso oratore)
- Euclide (omonimo del matematico)
- Eumate
- Fedria
- Fidone
- Ierone
- Ippoloco
- Ippomaco
- Melobio
- Mnesilico
- Mnestide
- Onomacle
- Pisone
- Policare
- Sofocle (oratore ateniese, solo omonimo del drammaturgo)
- Teogine
- Teognide
- Teramene
L’EPURAZIONE. Cosa accadeva a chi non era d’accordo con la linea dei Trenta? Nella migliore delle ipotesi veniva arrestato, nella peggiore ammazzato. Secondo gli oligarchi tra democratici e pensatori non c’era da fidarsi di nessuno. “Così in breve tempo uccisero non meno di 1500 persone” riporta la Costituzione degli Ateniesi di Aristotele. Andò meglio a chi riuscì a fuggire a Tebe, ad Argo, a Megara o in altre polis vicine. Tanta ferocia comunque, non aveva solo ragioni politiche, ma anche economiche, per rimpinguare le vuote casse cittadine i Trenta ricorsero a spregiudicate confische contro i più facoltosi, bollati frettolosamente come nemici dello Stato. Gli stranieri regolarmente residente ad Atene, i meteci, privi di diritti politici e perciò spesso dediti al commercio, erano ricchi e indifesi: un bersaglio ideale per i Trenta. E infatti furono i più colpiti dalle persecuzioni. L’oratore meteco Lisia, per esempio, fuggì per miracolo a Megara, mentre al fratello Polermarco, accusato di cospirazione toccò bere la cicuta.
Vittima e giudice: la vita di Lisia (445-30 a .C.) , uno dei più grandi oratori dell’antichità, si intrecciò tragicamente col regime dei Trenta. Il padre Cefalo si trasferì da Siracusa in Attica su invito di Pericle e so arricchì gestendo una fiorente fabbrica di armi. In quanto stranieri residenti in Atene, lui e la sua famiglia avevano lo status di meteci: non avevano perciò diritti politici ed erano tenuti a trovare un protettore (il prostates) nonché a pagare una speciale tassa annuale (il metoikion). In compenso era loro assicurata la tutela dei tribunali e il diritto di intraprendere affari.
Intelligente e ben istruito, Lisia si rivelò presto un maestro nell’arte della parola.. proprio perché meteco, dovette però riparare nel 404 a .C. a Megara per sfuggire alle persecuzioni. Lui si salvò, ma suo fratello Polemarco venne condannato a morte. Tornato ad Atene dopo la guerra civile, si dedicò all’attività di logografo (scrittore di orazioni giudiziarie) producendo discorsi di enorme valore. Famosa è l’orazione “contro Eratostene” con la quale tentò di far condannare il tiranno dei Trenta che eseguì materialmente l’arresto del fratello Polemarco.
ritratto di Lisia
Lisia (in greco antico: Λυσίας, Lysías, in latino: Lysĭas; Atene, 445 a.C. – Atene, 380 a.C.) è stato un oratore e logografoateniese, uno dei più grandi dell'antichità.
GIARDINIERI IN RIVOLTA. A forza di repressioni e di confische, c’era poco da stupirsi se il regime non piaceva a nessuno (tranne che a Lisandro). Gli esuli democratici allora rialzarono la testa. Trasibulo, il più noto tra loro, partì da Tebe con 70 seguaci e occupò la rocca attica di File alla fine del 404 a .C. Da lì marciò sul Pireo, mentre giorno dopo giorno la sua milizia si ingrossava di volontari. Dalla lista dei “salvatori” di Atene emersero, tra gli altri, cuochi e giardinieri. Nella primavera del 403 a .C. sul colle Munichia nel Pireo le truppe dei Trenta si scontrarono con Trasibulo e i suoi. I democratici ebbero la meglio e Crizia cadde in battaglia: due batoste tremende per il regime oligarchico. L’assemblea cittadina, ristretta a tremila membri, votò la destituzione dei Trenta. Spietato il bilancio di Platone nella Lettera VII: “Vidi come quegli uomini in poco tempo riuscirono a far sembrare il governo precedente un’età dell’oro”. La strada per il ritorno della democrazia era spianata.
Guerra civile ateniese
INTANTO NEL MONDO
Grecia Altri paesi Società e cultura
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446 aHa luogo la cosi detta Prima guera del Peloponneso, una lunga fase di scontri minori tra Atene e
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450 a A Roma due commissioni di decemviri elaborano le leggi delle XII Tavole.
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443 a per iniziativa di Pericle
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443 a su iniziativa di Pericle viene fondata in Magna Grecia, nelle vicinanze di Sibari, la colonia panellenica di Turi.
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431 aNell’ambito di una generale ristrutturazione dell’Acropoli di Atene, viene costruito il Partenone, dedicato ad Atena Parthenos.
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413 aGli Ateniesi convinti da Alcibiade compiono una massiccia spedizione contro Siracusa, ma l’impresa si conclude con una sconfitta catastrofica.
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405 aA seguito di una nuova campagna di Cartagine in Sicilia, Dionisio diviene tiranno di Siracusa.
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396 aAl termine di una terza guerra contro Roma, la città etrusca di Veio viene distrutta e il suo territorio annesso.
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Articolo in gran parte di Giulio Talmi pubblicato su Focus Storia n. 139. Altri testi e immagini da Wikipedia.
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