martedì 31 luglio 2018

Lunghe barbe in città

LUNGHE BARBE IN CITTA’


Pavia o Benevento? Monza o Verona? I centri di potere dei Longobardi furono spesso in lotta tra loro. 

Alboino (Pannonia530 circa – Verona28 giugno 572) è stato re dei Longobardi dal 560 circa e re d'Italia dal 568 al572, anno del suo assassinio.
Nel 568 guidò il suo popolo alla conquista dell'Italia, abbandonando la terra natia, la Pannonia. Riuscito nell'impresa che tutti i Germani avevano sognato (conquistare l'Italia), diviene un personaggio leggendario. Esistevano diversi canti epici longobardi sulle sue imprese; Paolo Diacono vi si ispira per numerosi episodi da lui narrati nella sua Historia Langobardorum[2]. La storia si confonde con la fantasia, a causa delle tradizionali gesta arricchite via via con il passare del tempo, e la sua figura sfocia pertanto nella leggenda.
Quando re Alboino giunse al confine con l’Italia con tutto l’esercito e con la moltitudine di popoli al seguito, salì su monte (…) e da lì contemplò quella parte d’Italia fin dove lo sguardo poteva spingersi”. Così il cronista Paolo Diacono descrive nell’Historia Longobardorum (789) l’arrivo in Italia dei Longobardi, determinati a conquistare tutto ciò che lo sguardo del loro re poteva osservare quel giorno. Doveva essere una giornata limpida perché quel popolo germanico si sarebbe preso, alla fine, tutta la Penisola. Gli uomini “dalle lunghe barbe o Langharte in germanico” erano arrivati, secondo la leggenda dalla Scandinavia: avevano attraversato le terre germaniche ed erano giunti in Pannonia, regione che andava dall’odierna Ungheria alla Croazia. Nello Stivale entrarono proprio da qui,passano per il Friuli nel 569: in 150mila dilagarono nel Settentrione e si insediarono anche nel Centro-Sud. I loro centri di potere si contesero per decenni il ruolo di capitale del regnum loamgobardorum. Quali erano e in che modo si fecero concorrenza?


Il cosiddetto Tempietto longobardo, oggi oratorio di Santa Maria in Valle, si trova a Cividale del Friuli, in provincia di Udine. Wikipedia

il tempietto longobardo, eretto verso la metà dell'VIII secolo; composto da un'aula a base quadrata e riccamente ornato da stucchi con motivi geometrici e fitomorfi e con episodi evangelici, rappresenta una sintesi tra la tradizione decorativa longobarda e reminiscenze classiche.

LA PORTA D’INGRESSO DEI LONGOBARDI IN ITALIA FU CIVIDALE DEL FRIULI. LA PRESERO NEL 568.


L’espansione dei Longobardi in Italia.
L’Italia fu divisa in due Longobardie quella Major a nord, e quella Minor, con di ducati di Spoleto e Benevento, sopravissuti fino all’XI secolo al sud. In mezzo il Ducato romano e l’Esarcato controllato dai Bizantini.

ARCIPELAGO. “Quello dei Longobardi era stato a lungo un popolo nomade, poco abituato a stanzialità e quindi privo di centri di riferimento ‘fissi’, ecco perché nei due secoli di storia del regnum si registrò la compresenza di più città di rilievo, dove il re e i duchi esercitavano le loro funzioni”. Non a caso, il patrimonio artistico longobardo fa parte dei beni protetti dall’Unesco come sito multiplo (chiamato Longobardi in Italia: i luoghi del potere): un arcipelago in cui si contano sette centri da nord a sud: Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio, Spoleto, Campello sul Clitunno, Benevento e Monte sant’Angelo. Lo stesso regno era diviso tra Longobardia Major, comprendente i ducati del Nord e la Lombardia e la Longobardia Minnor, con i territori centro-meridionali, che godevano spesso di una larga autonomia. Molti di questi possedimenti furono strappati ai Bizantini, e all’interno di essi, almeno all’inizio, i Longobardi non cercarono alcuna integrazione con le popolazioni italiche, le quali mantennero come città di riferimento Roma, sede papale, e Ravenna, capitale dell’Esarcato d’Italia, territorio retto appunto dall’impero Bizantino.



L'altare del duca Rachis è una delle più importanti opere scultoree della Rinascenza liutprandea ed è conservato nel Museo Cristiano di Cividale del Friuli. È datato tra il 737 e il 744, periodo in cui il longobardo Rachis fu duca del Friuli. Le dimensioni complessive sono 1,44 x 0,90 x 0,88 m. L'altare è stato portato nel 1947 nei pressi del Duomo dalla cividalese Chiesa di San Martino, dove è attestato stesse già nel 1568.

FATAL VERONA.  Il mosaico iniziò a formarsi all’indomani dell’ingresso di Alboino, con l’istituzione del ducato del Friuli, forum Iulii per i Romani, che aveva come centro di riferimento Cividale. “La prima città a fregiarsi del ruolo ‘capitale’ ovvero ‘sede del re’, fu invece Verona scelta per la posizione strategica a ridosso delle Alpi, utile a contenere eventuali invasioni da nord”, riprende la storica.
A Verona Alboino fissò il suo quartier generale nel  palazzo che era stato del re ostrogoto Teodorico il Grande (454-526), e proprio qui trovò la morte nel 572, vittima di una congiura ordita dalla moglie Rosmunda. La donna, narra Diacono, agì insieme al nobile Elmichi, suo amante, vendicandosi perché durante una festa era stata obbligata dal marito a bere in un coppa realizzata con il cranio del padre Cunimondo, re delle tribù germanica dei Gepidi, in precedenza sconfitti da Alboino.


                                           
                        L'assassinio di Alboino, re dei Longobardi di Charles Landseer (1856)


Ritratto di Rosamunda

DA PAVIA …ALL’ANARCHIA. Uscito di scena Alboino, i nobili longobardi elessero Clefi come suo sostituto e spostarono la capitale del regno a Pavia, la Ticinum romana, tolta ai Bizantini dopo due anni di assedio e già importante centro sotto gli Ostrogoti. I vari duchi e le rispettive farae, sorta di clan militari, mantennero persino grandi autonomie, tanto che al decennio successivo alla morte di Clefi, ucciso nel 574 dalla sua guardia del corpo è noto come periodo dei duchi e dell’anarchia.
L’instabilità politica rese il territorio longobardo preda dei Franchi e degli stessi imperatori d’Oriente, e così, bisognosi di una guida, i duchi acclamarono nel 584 un nuovo re: Autari, figlio di Clefi, pronto a rafforzare il regno. Prima mossa: farsi amica la potente tribù germanica dei Bavaro con un matrimonio di interesse. Nel 589 impalmò Teodolinda, figlia del duca di Baviera. L’unione fu però breve: Autari morì nel 590 e la regina si risposò con Agilulfo, duca di Torino, da lei stessa indicato come nuovo sovrano.



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