martedì 31 luglio 2018

Le tombe dei guerrieri di Micene

LE TOMBE DEI GUERRIERI DI
MICENE.
La più importante città del mondo miceneo ha lasciato sepolcri monumentali e splendidi corredi funebri consacrati ai suoi guerrieri, gli stessi che Omero cantò nell’Iliade.
L’antica Micene è conosciuta per aver dato il nome alla civiltà che dominò la Grecia continentale e le isole dell’Egeo tra il 1600 e il 1200 a.C. circa. L’Odissea e, soprattutto, l’Iliade, i poemi epici attribuiti a Omero, descrivono la Grecia di quei tempi come una terra divisa in piccoli regni, ognuno dei quali era organizzato attorno a una città principale, che era protetta da una poderosa fortezza. Qui risiedevano l’aristocrazia guerriera e il sovrano che viveva a palazzo. La maggior parte della popolazione si dedicava all’agricoltura, all’allevamento e ai lavori artigianali. Lo strato più basso della società era rappresentato dagli schiavi. Il palazzo era il nucleo del potere del re nonché l’espressione di un sistema di governo centralizzato, che controllava la redistribuzione dei beni e l’approvvigionamento di alimenti (grano, olio, miele, capiti di bestiame…) materie prime (metalli, pelli, tele...) e manufatti (dalle armi ai mobili).
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IL TESORO DI ATREO. Un’enorme falsa volta domina la camera funeraria di questa tomba micenea del XIV secolo a.C. la più grande conservatasi fino ad oggi.

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ricostruzione tomba di Agamennone. 

scoperto dall'archeologo Schliemann a Micene, ...

CRONOLOGIA: ascesa e caduta di Micene
1650 a.C. Inizio del Periodo neopalaziale. Si sviluppano i circoli funerari, che rimarranno in uso per circa 250 anni.
1500 a..C. A Micene viene costruita la prima tomba a cupola tholos nota come Tomba di Egisto. Poco dopo è eretta la Tomba di Clitennestra.
1450 a.C. Inizia il Periodo palaziale, un grande momento di ascesa ed espansione della cultura micenea in tutto il Mediterraneo.
1300 a.C. Viene costruito il tholos noto come Tesoro di Atreo o Tomba di Agamennone, una pietra miliare dell’architettura micenea.
1250 a.C. Viene ampliata la muraglia che circonda il Circolo funerario A della cittadella di Micene e viene costrutia la porta dei Leoni.
1100 a.C. Palazzo e mura della città sono distrutti dagli invasori. Il colle su cui sorgevano continuerà a essere abitoato in epoca storica.

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ricostruzione di Micene


La porta dei leoni. È l’entrata monumentale della cittadella di Micene. Sull’architrave di 20 tonnellate di peso, si trova un blocco di pietra decorato con due leoni rampanti in rilievo appoggiati ad una colonna.

ARMI PER I NOBILI. Nel tentativo di ricostruire la vita quotidiana della popolazione di Micene, gli archeologi hanno effettuato scavi tra i resti del palazzo e delle case, ma non sono riusciti a ottenere molte informazioni. Invece le varie tombe ritrovate in città hanno consentito di conoscere non solo le pratiche funerarie di quegli antichi greci, ma anche un aspetto di grande importanza della loro mentalità: la cultura militare e guerriera. I corredi funerari maschili ritrovati a Micene spiccano infatti per la grande abbondanza di armi, di solito in bronzo,. Sono state rinvenute spade  di diversa lunghezza  accuratamente decorate, daghe, archi e frecce, nonché lance con punte di silicio o di ossidiana, un minerale che può essere più affilato del metallo

La tomba reale di Agamennone
Questo Tholos, conosciuto come la tomba di Agamennone o il tesoro di Atreo, è il meglio conservato di tutta Micene. Il tumolo funerario supera di dimensione i nove più antichi scoperti a Micene e vi sono sepolti i membri importanti della società micenea, anche se probabilmente nessuno dei guerrieri che combatterono a Troia. La facciata superava i dieci metri di altezza. L’ingresso della camera era il punto più delicato della costruzione il triangolo di scarico alleggeriva il peso che gravava sull’architrave già di per sé molto pesante (120 tonnellate), distribuendolo sugli stipiti. L’entrata del Tholos e la porta di acesso alla camera erano unite dal drmos, un corridoio di 36 metri di lunghezza per 6 di larghezza, che in prossimità della tomba si stringeva e aumentava in altezza. La camera sepolcrale, il talamo era a pianta circolare, misurava 14  m di diametro per 13 di altezza e culminava con una falsa volta. Le pareti erano rivestite di gesso e lastre di bronzo. Il corpo del defunto veniva collocato a terra, circondato dal suo corredo funerario. Il tholos era una forma di sepoltura collettiva e prevedeva che i morti più datati lasciassero spazio ai più recenti. Anche una piccola camera di 6 m quadrati sul lato nord, cui si accedeva tramite una piccola porta, era dedicata a riti funebri.
La falsa voltaera costituita da 33 file concentriche di conci- collocati in modo da avvicinarsi sempre più gli uni agli altri – che formavano una falsa cupola. Il tumulo era per rafforzare la costruzione ed evitare che la cupola crollasse, fatto probabilmente non insolito nei primi tholoi, questa veniva ricoperta di terra, formando un tumulo

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L’ingresso del tesoro di Atreo. Le tombe di tipo Tholos sono caratterizzate dalla presenza di un dromos, un lungo corridoio di accesso a cielo aperto fiancheggiato da conci di pietra sempre più grandi a mano a mano che ci si avvicina all’entrata, come si può notare nella foto in alto.

Le pitture, poi, rivelano che i guerrieri micenei si proteggevano con grandi scudi rettangolari o a forma di otto, purtroppo non conservatisi, che si fabbricavano sovrapponendo vari strati di pelle lavorata. Chi poteva permetterselo si procurava il caratteristico elmo miceneo a zanne di cinghiale, mentre gli altri si dovevano accontentarsi di un casco di cuoio.
Anche se le armi dei corredi funebri erano in genere cerimoniali, e quindi non usate precedentemente in combattimento, recenti studi antropologici delle ossa ritrovate nelle tombe hanno confermato la natura fondamentalmente guerriera della cultura micenea: molti degli individui sepolti presentavano segni di violenza come ferite mortali alla testa, fratture alle gambe o vertebre spezzate, indizi di una lunga storia di battaglie.
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Tesoro d'Atreo, corredo funerario d'oro lavorato a sbalzo, ritrovato nella tomba IV del Cerchio A e conservata al museo Archeologico d'Atene

Purtroppo non ci sono molte informazioni sulle guerre di quell’epoca: non si sa se le città micenee fossero in lotta tra loro o contro un nemico esterno, nonostante questo, l’abbondanza di armi ritrovate nelle tombe dimostra che l’attività bellica era parte essenziale di questa cultura. Lo stesso emerge dalle fonti letterarie, in particolare dall’Iliade di Omero, dove i contendenti lottano l’uno contro l’altro per impadronirsi delle armi dell’avversario. Non fa eccezione neppure lo scontro tra greci e troiani per il corpo per il corpo senza vita di Patroclo, l’amato compagno di Achille, raccontato nel XVII canto del poema epico. Dopo un’intera giornata di combattimenti per recuperare il suo cadavere, che era rimasto nelle mani dei troiani, Menelao esorta i suoi compagni con queste parole: “Affrettiamoci in difesa di Patrocolo, riportiamo ad Achille almeno il nudo corpo, giacché le sue armi sono in mano di Ettore”. Il principe troiano era quindi riuscito a impadronirsi degli armamenti del guerriero


LA SEPOLTURA DI UN COMBATTENTE. Il funerale di Patroclo dà adito a un’ampia descrizione di quella che doveva essere la sepoltura di un guerriero in epoca micenea. Nel XXII  canto dell’Iliade Omero racconta che, dopo aver pianto la morte dell’amico, Achille decise di vendicarlo e promette di non dargli sepoltura prima di aver ucciso Ettore e averlo spogliato delle sue armi, cosa che avverrà solo alcuni giorni più tardi. Quando finalmente si compie la vendetta, Patroclo appare in sogno ad Achille e lo prega di seppellirlo “al più presto, per poter varcare le porte dell’Ade, poiché gli spiriti, le ombre dei morti, me ne tengono lontano e non mi permettono di unirmi a loro sull’altra sponda del fiume, ma vago senza menta davanti alle ampie porte dell’Ade”. I greci credevano che, se un morto non veniva sepolto, non poteva ottenere il riposo eterno nel regno dei morti: per questo una cerimonia adeguata rivestiva tanta importanza. Il racconto dell’Iliade continua con il momento del banchetto funebre in onore di Patroclo e la  preparazione della pira funeraria, accanto alla quale vengono sacrificati vari buoi e pecore, quattro cavalli, due cani e dodici guerrieri troiani uccisi per l’occasione. Vicino alla pira vengono collocati anche otri di miele e olio, e i guerrieri greci si tagliano le chiome in segno di lutto. Una volta conclusa la cremazione, le ossa di Patroclo sono depositate in un’urna d’oro, dove rimarranno in attesa della morte di Achille, perché i due amici avevano espresso il desiderio di riposare insieme nella stessa tomba. Alla fine di questi rituali Achille organizza delle gare a cui partecipano i capi greci, che si cimentano in discipline come la corsa  a piedi, il pugilato, il lancio del peso o il tiro con l’arco. Oggi sappiamo che questo tipo di competizioni funerarie rappresentò il germe da cui si sarebbero sviluppati i Giochi panellenici organizzati a Olimpia e negli altri santuari della Grecia.

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