martedì 31 luglio 2018

Geni rivali

GENI RIVALI

Mentre davano forma alla Roma barocca, il mondano Bernini e il timido Borromini si sfidarono in ogni modo. Anche a scalpellate


Francesco Borromini, anonimo ritratto giovanile.

Francesco Borromini, nato Francesco Castelli (Bissone27 settembre 1599 – Roma3 agosto 1667), è stato un architetto italiano operante quasi esclusivamente a Roma, tra i principali esponenti dell'architettura barocca[1].



Gian Lorenzo Bernini, Autoritratto(1623 circa); olio su tela, 38 × 30 cm, Galleria Borghese, Roma

« Huomo raro, ingegno sublime, e nato per disposizione divina, e per gloria di Roma a portar luce al secolo »
(Urbano VIII[1])
Giovan Lorenzo[2][3] Bernini, meglio conosciuto come Gian Lorenzo Bernini (Napoli7 dicembre 1598 – Roma28 novembre 1680), è stato uno scultoreurbanistaarchitettopittorescenografo e commediografo italiano.
Artista poliedrico e multiforme, Bernini è considerato il massimo protagonista della cultura figurativa barocca. La sua opera conobbe un clamoroso successo e dominò la scena europea per più di un secolo dopo la morte; analogamente, l'influenza di Bernini sui contemporanei e sui posteri fu di enorme portata.
Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini, i due grandi artisti che nel Seicento trasformarono il volto di Roma, non potevano essere più diversi: se Bernini era socievole, carismatico e mondano, Borromini era invece solitario e introverso. Una differenza di carattere che, nei loro rapporti di lavoro fianco a fianco, poi acerrimi nemici, per tutta la vita si contesero i più maestosi cantieri della Roma barocca, non risparmiandosi umiliazioni e colpi bassi. La loro rivalità è diventata leggenda.

FIGLI D’ARTENato a Napoli nel 1598 il Bernini divenne uno scultore come il padre, Pietro, artista di successo a Roma. Borromini (vero nome Francesco Castelli), nato a Bissone (Canton Ticino oggi svizzera) l’anno successivo, fu allievo dell’architetto Carlo Maderno, direttore dei lavori della Basilica di San Pietro (il più grande cantiere dell’epoca). Arrivati a Roma ancora giovani, trovarono una città viva e in continua evoluzione. Nei primi decenni del seicento la città era, infatti, il centro del mondo, capitale della cultura e culla del Barocco, lo stile esuberante e fastoso tipico del secolo. Il lavoro certo non mancava, perché papi, principi e cardinali facevano a gara per costruire edifici sempre più belli ed esaltare il cattolicesimo trionfante. 
Brillante e disinvolto, Bernini non ci mise molto ad adeguarsi allo stile di vita lussuoso e spendaccione della città pontificia. Entrò nei giri un po’ snob dell’elite ecclesiastica e conobbe le persone giuste; tra queste, il cardinale Maffeo Barberini, che divenne il suo protettore. È stato anche pittore e commediografo, un artista completo. Più timido e taciturno, Borromini si sentiva invece un pesce fuor d’acqua in mezzo a tutto quello sfarzo; si rifugiò sotto l’ala protettrice del suo maestro Maderno e iniziò a lavorare come operaio nel cantiere a San Pietro. E fu qui che i due artisti si scontrarono la prima volta.

PRIMO ROUNDTutto iniziò nel 1623, anno in cui il cardinale Barberini fu eletto papa con il nome di Urbano XII. Il pontefice ordinò al suo pupillo Bernini di progettare un grandioso baldacchino per incorniciare l’altare di San Pietro. Per realizzarlo Urbano VIII non badò a spese e fece fondere le travi di bronzo di un antico tempio romano, il Pantheon. La cosa suscitò un tale scandalo che a Roma si diffuse questo gioco di parole: “quod non fecerunt Barbari fecerunt Barberini” quello che non fecero i Barbari lo fecero i Barberini.


Sopra: Urbano VIII. Il papa era un sostenitore del Bernini e gli commissionò il Baldacchino di San Pietro. (foto Sotto)


Il Baldacchino, il monumento in bronzo più grande del mondo, nacque dal sodalizio tra Bernini e Borromini; è alto più di 28 metri e le sue colonne pesano 369 quintali.

Ad affiancare Bernini, a San Pietro, c’era un’equipe di collaboratori, fra cui Borromini, che aveva il modesto incarico di tagliare il marmo per il basamento del BaldacchinoAnche se il suo maestro Maderno dirigeva i lavori della basilica, il riservato Borromini cercava di non mettersi in mostra. Di tutt’altra pasta era fatto il Bernini, che alle sue eccezionali doti di artista univa quelle dell’uomo di mondo. Divenne così intimo del papa che, quando Moderno morì nel 1629, ottenne la direzione del cantiere di San Pietro. Appena avuto l’incarico, Bernini pensò bene di sfruttare a suo vantaggio le solide competenze di Borromini. Come ha scritto lo storico dell’arte Filippo Baldinucci in una biografia del Bernini del 1682, “sapendo che il Borromini aveva lavorato fortemente per il Maderno se lo attirò con grandi promesse et per l’architettura lasciva fare tutte le fatiche al Borromini”. Il contributo di Borromini fu essenziale, giacché fu lui a disegnare la parte superiore del baldacchino e a curarne la sistemazione nella basilica. Nessuno, però, riconobbe i suoi sforzi. Tanto meno Bernini, che mai diede cosa alcuna per le fatiche di tanti anni al Borromino ma solamente bone parole”, aggiungeva Baldinucci.
Bernini, inoltre, guadagnava cinque volte di più, anche se in realtà il grosso del lavoro lo faceva il Borromini che non osava ribellarsi. Nemmeno quando, una volta terminato il Baldacchino nel 1633, tutto il merito andò al Bernini. Umiliato, si lasciò scappare “non mi dispiace che(Bernini) abbia avuto li denarii, mi dispiace che goda l’onor delle mie fatiche”. Da questa brutta esperienza, però Borromini uscì più forte: sapeva infatti, che come artista non valeva meno del rivale.
Dopo il successo del Baldacchino, la carriere di Bernini fu tutta in discesa. Sempre presente agli eventi mondani dell’alta società (utili per intrecciare rapporti di lavoro),faceva una vita da gran signore. Favorito di Urbano VIII, guadagnava cifre colossali e aveva il rispetto dei potenti. Lo schivo Borromini, al contrario, era tutto casa e lavoro. Covava rancore e in più ce l’aveva con il mondano rivale perché si sentiva umiliato; aveva infatti ottenuto il suo incarico successivo, la Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza (vedi foto sotto), grazie alla raccomandazione del Bernini, che forse voleva sdebitarsi per l’aiuto che gli aveva dato a San Pietro.




Il grande architetto Domenico Fontana, oltre a essere imparentato alla lontana con Anastasia Garvo (madre di Francesco), ebbe i natali nel villaggio dirimpettaio a Bissone, ove invece nacque Borromini

PENE D’ARTISTA. Sulla rivalità fra Bernini e Borromini si è ricamato molto. Secondo una storiella piuttosto curiosa, durante uno degli ennesimi scontri, i due artisti arrivarono a insultarsi a colpi di scalpello. Nel 1634 su commissione di Urbano VIII, Bernini costruì un oratorio dedicato ai Re Magi nel Palazzo di Propaganda Fide, un edificio situato in Piazza di Spagna proprio di fronte alla casa dello scultore. Questo gioiellino della scultura, però, fu travolto dalla furia di Borromini. Alla morte di Urbano VIII, il suo successore Innocenzo X assegnò il cantiere del palazzo al Borromini il quale, si suppone con grande soddisfazione, nel 1660 distrusse l’oratorio per costruirvi una nuova cappella. Per sfregio Borromini fece anche scolpire un paio di orecchie d’asino su una finestra del palazzo, affinché il rivale potesse vederle dalla sua abitazione. In tutta risposta Bernini realizzò un grosso fallo di pietra sul cornicione della casa.

 CAMBIA ARIA, ANZI NOAlla morte di Urbano VIII nel 1644 l’ascesa di un nuovo pontefice scompigliò le carte in tavola. Il neo-eletto Innocenzo X Pamphili detestava tutto ciò che poteva ricordargli il predecessore, (i Barberini e i Pamphili si odiavano). Per questo diede il benservito al Bernini che fu allontanato dalla corte papale e rimpiazzato con il Borromini.




Finalmente, dopo anni di umiliazioni, l’architetto ticinese aveva la possibilità di esprimere il suo genio. La vittoria non durò però a lungo. Grazie alle sue conoscenze, Bernini riuscì a conquistare il favore di Donna Olimpia, la potente cognata del papa. Il passo successivo fu soffiare al rivale il progetto di una fontana monumentale in Piazza Navona



Donna Olimpia Pamphili

FONTE DELLA DISCORDIAL’opera di Piazza Navona era già stata assegnata dal pontefice al Borromini, che aveva già costruito una conduttura d’acqua e una vasca ovale per poi installare la sua fontana. Ma questo non impedì al Bernini di presentare a Donna Olimpia un bozzetto molto più elaborato di quello di Borromini. Impressionata dal progetto, la nobildonna convinse Innocenzo X ad affidare l’incarico al Bernini: nel giro di qualche anno lo scultore diede vita a uno dei suoi capolavori: la Fontana dei Quattro Fiumi.




La fontana del Bernini sovrastata dall'obelisco di Domiziano

Attorno a questa vicenda circola ancora oggi una leggenda secondo cui la statua che personifica il Rio della Plata, realizzata dall’allievo Francesco Baratta, fu costruita apposta con un braccio alzato verso la Chiesa di Sant’Agnese in Agone del Borromini, quasi a volerla sostenere. Presunto messaggio in codice: l’edificio del Borromini è così mal realizzato da rischiare il crollo. Che si tratti di una bufala lo dicono le date: la Chiesa di Sant’Agnese fu costruita a partire dal 1652 quando la fontana del Bernini esisteva già (1648-1651)

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La facciata su Piazza Navona
Per rispondere alle provocazioni di Bernini, sembra che Borromini abbia voluto realizzare la statuetta di Sant’Agnese, con la mano al petto e il viso girato di lato in segno di disprezzo e preoccupazione per l’opera del suo rivale



GLI ULTIMI FUOCHI. Borromini ancora una volta incassò e non si lasciò scoraggiare. Negli anni successivi riuscì ad ottenere incarichi di un certo spessore, fra cui i lavori nella maestosa Basilica del Laterano. Intanto Bernini era diventato famoso anche all’estero, tanto che nel 1655 fu invitato a Parigi alla corte del Re Sole per rimodernare il Louvre, all’epoca palazzo reale. Non poteva però immaginare che la missione parigina si sarebbe trasformata in un disastro: il suo progetto fu criticato dai ministri del re e fu rifiutato. L’artista tornò a Roma sconfitto: la sua epoca d’oro era finita. Messo da parte come uno straccio vecchio dai nuovi papi, morì nel 1680.
Borromini non ebbe modo di rallegrarsi di questa disfatta: poiché all’epoca dei fatti era già morto. E in un modo drammatico. Tutti i bocconi amari che aveva dovuto ingoiare, soprattutto per colpa del Bernini, lo avevano consumato e, caduto in depressione, non ne uscì più. Nell’estate del 1966 decise di farla finita: dopo aver dato alle fiamme i suoi disegni, frutto di un’intera vita di fatiche artistiche si trafisse con una spada. Sopravvisse ancora un giorno ma la ferita era troppo profonda: si spense all’indomani fra atroci dolori.



Gian Lorenzo Bernini è sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Il celeberrimo artista, morto nel 1680, riposa nella semplicissima tomba di famiglia posta in un gradino sul lato destro dell’altare maggiore.
L’iscrizione significa “
La nobile famiglia Bernini qui aspetta la Resurrezione“.
La tomba di Bernini


La tomba di Borromini
Borromini fu sepolto nella a chiesa di S.Giovanni dei Fiorentini, situata all'estremità di via Giulia, tra piazza dell'Oro ed il lungotevere dei Fiorentini, fu costruita per la numerosa comunità fiorentina che viveva in questa zona



OPERE DI BERNINI: Opere di Gian Lorenzo Bernini in Italia
·                                 Basilica di Sant'Andrea delle Fratte
·                                 Basilica di Santa Maria del Popolo
·                                 Cappella Chigi
·                                 Chiesa di San Pietro in Montorio
·                                 Chiesa di Sant'Andrea al Quirinale
·                                 Chiesa di Santa Bibiana
·                                 Chiesa di Santa Maria della Vittoria
·                                 Fontana dei Quattro Fiumi
·                                 Galleria Borghese
·                                 Galleria Estense







OPERE DI BORROMINI Lista delle opere

Chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza - Corso Rinascimento - Progetto e costruzione
Oratorio de' Filippini - Piazza della Chiesa Nuova 18 - Progetto e costruzione, Facciata, Sala di Ricreazione e Camino, Portineria, Residenza dei Cardinali, Biblioteca Vallicelliana, Refettorio Vallicelliano
Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane - Via del Quirinale 23 - Progetto e costruzione, Convento, Chiostro
Chiesa di Sant'Agnese in Agone - Piazza Navona - Facciata, Altari fra i pilastri principali e i balconi, Pianta della Sacrestia, Porte a fianco dell'altare della Sacrestia
Palazzo Pamphily - Piazza Navona - Decorazione della Galleria Grande, Finestra "serliana", Copertura della Sala detta del Palestrina
Palazzo Barberini - Via Barberini 18 - Scala a Chiocciola, Porte del Salone d'Onore, Finestre laterali accanto al loggiato in facciata, Finestre del prospetto posteriore
Basilica di San Giovanni in Laterano - Piazza San Giovanni in Laterano - Restauro, Sistemazione interna
Battistero di San Giovanni in Laterano - Tomba ceva
Collegio di Propaganda Fide - Via Propaganda Fide 1- Facciata su via Propaganda Fide, Cappella dedicata ai Re Magi
Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini - Via degli Acciaioli 2 - Altare maggiore, Cappella Falconieri, Disegno della Cripta dei Falconieri
Palazzo Falconieri - Via Giulia 1 - Facciata sul Tevere, Erme con la testa di Falco sulla facciata di via Giulia, Dodici soffitti all'interno del palazzo
Palazzo Spada - Piazza Capodiferro 13 - Restauro, Galleria Prospettica, Due Scale a chiocciola
Chiesa di Sant'Agostino - Piazza di Sant'Agostino - Disegno del Salone del Convento Agostiniano
Basilica di San Pietro - Piazza San Pietro - Parti architettoniche-ornamentali del Baldacchino in bronzo, Decorazione Loggia della Cupola del Volto Santo, Piedistallo della Pietà di Michelangelo, Cancello in ferro della Cappella del SS. Sacramento, Altare di San Leone, Fontane delle Api: ingresso Sant'Anna della Città del Vaticano
Chiesa di San Girolamo della Carità - Via S. Girolamo della Carità 63 - Cappella Spada
Palazzo Carpegna - Piazza Accademia di San Luca 77 - Portale interno, Scalone a lumaca, Porticato interno, Cortile
Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte - Via Sant'Andrea delle Fratte 1 - Cupola, Tamburo, Campanile
Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori - Via Garibaldi 27 - Progetto e parziale costruzione, Facciata
Chiesa di San Giovanni in Oleo - Via Appia - Tamburo, Calotta
Chiesa di Santa Lucia in Selci - Via in Selci - Cappella Landi
Palazzo Giustiniani - Via della Dogana Vecchia - Lavori
Monte di Pietà - Piazza del Monte di Pietà - Campa




Articolo in gran parte  Di Simone Zimbardi su Focus Storia n. centotrentasette di marzo. altri testi e Foto da Wikipedia

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