martedì 31 luglio 2018

La paura di Satana nel Medioevo

LA PAURA DI SATANA
Il diavolo nel Medioevo.

Nel Medioevo il mondo era visto come un campo di battaglia tra Dio e il diavolo, che si alleava con streghe e negromanti per minacciare la vita dei buoni cristiani.


Il diavolo non è sempre stato il principe del male adorato dalle streghe, né colui al quale vende l’anima chi vuole realizzare i propri desideri. Fu solo tra il V e il CV secolo, infatti, che gli spiriti che si invocavano al tramonto dell’antichità pagana si fusero con la figura del diavolo biblico, lasciando ai posteri quell’immagine del signore delle tenebre che oggi risulta così familiare.
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In questo dipinto di Giovanni da Modena, realizzato intorno al 1410 nella cappella Bolognini della chiesa di San Petronio a Bologna, si vede Lucifero intento a divorare i condannati.

SATANA, BELZEBU’ E LUCIFERO. Nell’Antico testamento Satana non è considerato il grande antagonista di Dio. Il termine, che deriva dall’ebraico shatan, avversario, è usato in alcuni casi in rifermento a esseri umani e in altri a esseri soprannaturali, come per esempio gli angeli di Yahweh. Ma tutto ciò cambia nel Nuovo testamento. Nei Vangeli Cristo viene tentato da Satana, il quale acquisisce il ruolo esclusivamente negativo che si conserverà all’interno del pensiero cristiano. Nella principale traduzione greca dell’Antico testamento, la Bibbia dei settanta, il temine Satana viene tradotto tramite un’espressione dalla connotazione negativa, diabolos: “colui che divide”, il “calunniatore”, da cui poi deriverà il latino diabolus e successivamente il nostro “diavolo”.

Altri nomi propri del diavolo, come Lilith, Lucifero o Belzebù designavano divinità o figure presenti nei pantheon di altri popoli. Quello di Belzebù, cui il Vangelo di Matteo si riferisce come “Beelzebùl, principe dei demoni (12:24)”, deriva da Baal Zebub, un dio cananeo. Il termine Lucifero, invece, proviene dalla Vulgata, la traduzione latina della Bibbia ebraica realizzata nel IV secolo da san Gerolamo, che utilizza questo nome per rendere l’espressione ebraica Helen Bem Shahar, “il luminoso figlio dell’alba”. Lucifero, letteralmente “portatore di luce”, era un’espressione originariamente utilizzata in latino per indicare il pianeta Venere. Solo più tardi sarebbe stata associata al diavolo. Nella Seconda lettera di san Pietro apostolo (1:19) del II secolo, per esempio, il termine Lucifero viene usato in riferimento alla luce divina del Vangelo. Ancora più tardi, nel IV secolo, era il nome di un vescovo di Cagliari, poi diventato santo. Ciononostante, all’inizio del Medioevo i padri della Chiesa crearono una figura di Lucifero che andava al di là del testo biblico, facendone l’angelo ribelle castigato da Dio, un modello negativo dell’orgoglio come peccato capitale.
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Mosaico rappresentante Cristo che separa le pecore dalle capre. VI Secolo Basilica di Sant’Apollinare Nuovo.


LA PRIMA IMMAGINE DEL DIAVOLO. La più antica rappresentazione del diavolo è forse quella della basilica di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. Un mosaico del VI secolo mostra Cristo che separa le pecore (i buoni) dai capretti (i cattivi) nel giudizio finale. Accanto alle pecore c’è un angelo vestito di rosso, il colore del fuoco e del regno dei cieli. L’angelo vicino ai capretti ha un abito azzurro, il colore dell’aria inferiore, che caratterizza il luogo in cui erano stati gettati gli angeli che si erano ribellati a Dio (l’idea del diavolo come angelo caduto rimanda ai testi biblici apocrifi, come il libro di Enoch). Solo molto più tardi il diavolo verrà rappresentato in rosso, il colore del sangue e delle fiamme dell’inferno. Sia Cristo sia i due angeli hanno un nimbo attorno al capo che originariamente era un simbolo di potere e non necessariamente di santità.


Caduta degli angeli ribelli, tavola del XIV secolo Musée du Louvre.
UN’EREDITA’ PAGANA E CRISTIANA. Nel mondo cristiano medievale la visione del diavolo biblico come essere maligno si fuse con l’idea del demone propria dell’epoca ellenistica, nella quale il daimon era uno spirito guida o una divinità minore con la quale era possibile entrare in contatto. Nel II secolo il famoso autore latino Apuleio riprese la concezione secondo la qual i demoni svolgevano una funzione intermediaria tra gli déi e gli uomini e presiedevano a rivelazioni e presagi. L’arte di evocare questi spiriti capaci di divinare il futuro è di aiutare questo spiriti capaci di divinare il futuro e di aiutare le persone era una branca fondamentale della magia del mondo antico, la cosi detta teurgia. La teurgia ellenistica sopravvisse anche in contesto cristiano, trasformandosi nella negromanzia. Originariamente l’evocazione poteva riguarda tanto gli dei e i semidei che si voleva costringere ai propri voleri quanto gli spiriti defunti. Nel cristianesimo però, Dio non può essere piegato dalla volontà dell’uomo, ma solo implorato per mezzo della preghiera. Maria, gli angeli e i santi intercedono presso Dio, ma neppure loro so soggetti all’uomo. Così, i demoni che i maghi ellenistici comandavano attraverso le tecniche cerimoniali vengono sostituiti dalle uniche figure che potrebbero essere sottomesse al volere dell’uomo: gli angeli caduti, gli avversi della tradizione ebraica, esseri della stirpe di Satana e di Lucifero. Erano loro che i negromanti evocavano per i propri fini. Tuttavia, nella tradizione cristiana i demoni non si sottomettono all’uomo per spirito di obbedienza, bensì allo scopo di ingannarlo e condurlo alla perdizione. Già nel III secolo l’autore cristiano Lattanzio annoverava l’arte negromantica tra le attività con le quali il demonio inganna e tenta gli uomini.

NEGROMANTI, O COME SOTTOMETTERE I DEMONI CON L’AIUTO DI SALOMONE. Si possono individuare le caratteristiche di fondo delle arti negromantiche a partire da alcuni libri utilizzati. Fra questi, i più celebri sono quelli dedicati ai presunti poteri miracolosi del re biblico Salomone, cui si attribuiva la stesura di numerosi testi magici. La Clavicula Salomonis era forse il più noto di tutti: la copia manoscritta più antica, in greco, risale al XII-XIII secolo. Sembra che l’originale fosse prevalentemente in ebraico, con interpretazioni greco-egiziane, e più in generale orientali, e solo raramente cristiane. Nelle preghiere a Dio si sottolinea la necessità, per chi officia il rito, di rispettare i requisiti di castità, digiuno e purezza, anche se le preghiere sono spesso volte a procurarsi mezzi magici per seminare morte, discordia e distruzione. L’appello ai demoni perché conferiscano potere si accompagna in modo blasfemo alle suppliche di profeti dell’Antico testamento e a Dio, chiamati a maledire i demoni e a costringerli a obbedire alla volontà dell’evocatore.


Sant’Agostino e il diavolo quadro di Michael Pacher, 1483 Alte Pinakothek, Monaco di Baviera

COSA SANNO I DEMONI. Sant’Agostino (354-430 d.C.) dedicò ai demoni una breve opera, la divinazione dei demoni e vari passaggi di La città di Dio. Agostino riteneva che i poteri divinatori attribuiti da Apuleio ai demoni dipendessero dalla velocità, dalla longevità e dalla maggior sensibilità di questi spiriti dal corpo aereo. Secondo lui grazie alla “acutezza della sensibilità e la rapidità del movimento, preannunziano o annunziano molti fatti fonte di meraviglia per gli uomini a causa della lentezza della propria sensibilità terrena. Nei demoni s’è aggiunta, per di più, durante tutto il lungo arco di tempo in cui si sviluppa la loro vita, un’esperienza della realtà di gran lunga superiore a quella che può pervenire agli uomini per la brevità della loro vita. Grazie a queste proprietà, che sono toccate alla natura di un corpo aereo, i demoni non solo predicono molti fatti futuri, ma ne compiono addirittura molti di sorprendenti (…). Quindi incitano, in forme stupefacenti e invisibili, grazie alla leggerezza dei propri corpi, insinuandosi nei corpi degli uomini a loro insaputa e intrufolandosi nei loro pensieri attraverso alcune visioni fantastiche sia da desti  che da dormienti”.

L’ASPETTO DEL DIAVOLO. Con rare eccezioni, gli autori ecclesiastici ritenevano che i demoni – originariamente degli angeli caduti -  fossero esseri spirituali, non corporei. A volte, per tentare le sue vittime, il diavolo assumeva un aspetto ingannevole, come le fattezze di un’avvenente fanciulla o dell’apostolo Giacomo. In campo artistico, invece, veniva normalmente ritratto con sembianze terrificanti, allo scopo di spaventare e dissuadere i peccatore. L’immagine del demonio era in genere priva di bellezza, armonia e struttura a indicare la distorsione della natura ideale degli angeli e degli uomini. A partire dall’XI secolo divennero abitali gli elementi bestiali, come la coda, le orecchie di animale, la barba da capro, gli artigli, le corna (per molti secoli le corna erano state un simbolo di potere: anticamente nel Vicino Oriente erano un attributo della divinità e della nobiltà) e spesso le ali. Se all’inizio del Medioevo queste ultime erano in genere piumate come quelle degli uccelli o degli angeli, a partire dal XII secolo diventarono comuni le ali di pipistrello
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Frontispiece to a 1620 printing of Doctor Faustus showing Faustus conjuring Mephistophilis.
Written byChristopher Marlowe
IL PATTO CON IL MALIGNO. Il patto fra gli esseri umani e i diavolo ha sempre affascinato gli europei, forse perché la volontà di potere e di conoscenza portata alle sue estreme conseguenze è stata un pilastro fondamentale della civiltà occidentale. Il tema si diffuse per la prima volta in Europa durante il Medioevo, esattamente nel X secolo, quando la monaca e poetessa Roswitha di Gandersheim scrisse, attingendo a una tradizione di origine greca) la storia del diacono Teofilo. Caduto in disgrazia presso il suo vescovo, grazie all’ausilio di un ebreo esperto in arti magiche, Teofilo firmò un patto di sangue con il diavolo: gli vendette la sua anima in cambio del potere, come avrebbe fatto secoli dopo il Dottor Faust. Ma Teofilo poi si pentì, invocò la Vergine e riuscì a sciogliere il patto. Nel XIII secolo il dramma liturgico il miracolo di Teofilo di Rutebeuf diede ulteriore diffusione a questo motivo. In Europa il patto tra Teofilo e il demonio veniva spesso rappresentato come un omaggio feudale, l’atto che univa un signore al suo vassallo in un reciproco giuramento di fedeltà. Trattandosi di un gesto rituale molto importante, il suo uso in tale contesto doveva provocare indignazione e inquietudine.

GLI ESORCISMI. Un documento medievale della metà del XV secolo fornisce una testimonianza del timore che ecclesiastici e laici nutrivano nei confronti di Satana e dei suoi servitori in un’epoca di carestie, guerre ed epidemie. Si tratta del Libro di Egidio, decano di Tournai, un manuale per esorcisti le cui domande mirano a penetrare i ministeri dell’aldilà, a conoscere il comportamento degli abitanti dell’inferno e i limiti dei loro poteri. Prima di rivolgersi al demonio, l’esorcista deve pregare con devozione, “con il segno della croce”. Per  prima cosa chiederà al diavolo il suo nome e quindi gli porrà domande come queste: “perché prendi sembianze differenti? Perché affliggi più ecclesiastici che laici? A causa di quali peccati? Qual’è il peccato di cui tu e i tuoi compagni più vi rallegrate? Quali opere pie più vi rattristano?” . L’esorcista fa anche domande sulle streghe: “Le mistificazioni causate a volte dall’azione di quelle donne (…) che abusano dell’ignoranza della gente sono prodotte da uno spirito maligno? O altrimenti come avvengono? Ed esistono donne, uomini o animali diabolici simili?”.




I condannati e i loro castighi particolare del Giudizio universale del Beato Angelico, tempera su tavola 1431 circa. Museo nazionale di San Marco Firenze.

I DEMONI E I CASTIGHI INFERANALI. La rappresentazione medievale dell’inferno,il regno del diavolo, è legata alla credenza secondo cui, durante il giudizio universale, Dio premierà chi ha compiuto buone azioni e castigherà i peccatori. I giusti potranno contemplare Dio per l’eternità, mentre i malvagi saranno tormentati perpetuamente e in sintonia con i peccati commessi. Dopo aver varcato la soglia dell’inferno (che a volte assume la forma di una porta divoratrice), ciascuno riceve la sua pena indipendentemente dalla posizione sociale.
Proprio come avviene nella rappresentazione foto sopra: serpenti immobilizzano gli oziosi, rospi e serpi mordono i genitali di chi si è macchiato di lussuria, i colpevoli di peccati di gola sono obbligati a mangiare l’immondizia che hanno nei piatti, gli avari devono inghiottire oro fuso, i rei d’ira si fanno violenza gli uni con gli altri. Ovunque ardono le fiamme e i demoni tormentano i peccatori con i loro tridenti. Nella parte inferiore compare Satana : la sua triplice testa divora tre dannati.



Xilografia che raffigura un banchetto durante il sabba, tratta dal Compendium maleficarum di Francesco Maria Guaccio, 1608

AL SERVIZIO DEI DEMONI. Nel 1409 una lettera di papa Alessandro V diretta all’inquisitore francescano Ponce Fougeyron denunciava una nuova setta ereticale composta da stregoni. Nel corso del XV secolo vari pontefici scrissero bolle e lettere simili, che nel 1484 culminarono con la Summis desiderantes  affectibus di Innocenzo VIII. Il testo non faceva riferimento esplicito alla stregoneria, ma per i suoi toni radicali l’accusa del pontefice era diversa dalle comuni denuncie di pratiche magico-superstiziose. Venne infatti usata come prefazione al Malleus maleficarum generalmente tradotto come streghe) del domenicano Heinrich Kramer, testo in cui si denunciano le azioni delle fattucchiere”che scatenano grandinate, venti dannosi con fulmini, procurano sterilità negli uomini o animali, i bambini che divorano li offrono ai diavoli (…) o li uccidono in altro modo”. Questa posizione metteva in crisi le antiche idee di Agostino, che attribuiva ai demoni poteri ben più limitati.
Difatti non tutte le posizioni laiche ed ecclesiastiche si conformarono all’estremismo del Malleus.. per esempio, nel 1526 un concilio svoltosi a Granada dichiarò impossibile il volo magico e affermò  che, secondo la maggior parte dei giuristi, le streghe non esistevano. Tuttavia la caccia alle streghe aveva ormai preso piede in molti paesi europei, sostenuta dalla credenza in ritrovi notturni di donne malefiche che andavano in volo su bastoni o cavalcature, e stringevano un patto mortifero con il demonio. Tali riunioni avevano diversi nomi a seconda delle realtà regionali, come ludus, tregenda, akelarre, anche se il più celebre di tutti sarebbe diventato il sabba.

Articolo di  Marina Montesano università di Messina pubblicato su Storica National Geografic di aprile 2018
altri testi e immagini da Wikipedia. 






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