martedì 31 luglio 2018

Fermate la straniera

Fermate la straniera.
Quando, nel V secolo a.C., gli Ateniesi accusarono Aspasia, volevano colpire Pericle, il suo amante.

Eccola l’amante straniera di Pericle: che non abbassa lo sguardo neppure sotto gli occhi dei 501 giudici assiepati intorno a lei. Non ha paura: sa di essere innocente. Chi piange, invece, è Pericle, il suo uomo, lo stratega della città, il carismatico e discusso leader del partito democratico ateniese: parla in difesa della sua amata, perché a una forestiera non è permesso di difendersi da sola in tribunale. Prima di lui, per un’ora, ha perorato la propria causa, il commediografo Ermippo, un astioso conservatore che ha accusato l’imputata di empietà e lenocinio. In parole povere, ha incolpato Aspasia di aver tenuto comportamenti in contrasto con i precetti religiosi della città e di aver ricevuto a casa “donne libere, per incontri con Pericle”. La pena potrebbe essere la morte. Per questo, pur essendo un oratore eccezionale, di fronte alla possibilità di perdere per sempre la propria compagna Pericle è sopraffatto dal dolore e termina la sua arringa tra le lacrime. Un araldo invita i giudici a votare, depositando nelle rispettive urne un sassolino a favore dell’innocenza o della colpevolezza.


Aspasia e Pericle, di Fulvio Marino - Aneddotica Magazine - Collaborative Blog since 2012
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Aspasia di Mileto, comunemente nota come Aspasia, fu amante e compagna del politico ateniese Pericle, da cui ebbe un figlio, Pericle il Giovane, anche se non sono noti i dettagli completi del loro stato coniugale. Wikipedia
Nascita470 avanti Cristo, Ionia
Decesso400 avanti Cristo, Atene, Grecia
Nome completoAspasia

PASSIONE SOSPETTA. Presto conosceremo il verdetto. Ma questo processo, che secondo alcuni storici cambiò anche la storia della Grecia, chi voleva colpire davvero? Una delle più famose intellettuali dell’Atene del V secolo a.C. o il suo importantissimo compagno? La risposta non è scontata: a ben vedere Aspasia era una donna troppo bella, colta e libera  perché gli Ateniesi potessero accettarla. E, infatti, molti velenosi storiografi sostennero che fosse emigrata, ventenne, da Mileto (una colonia greca dell’odierna Turchia, dove era nata intorno al 470 a.C.) per fare fortuna come etéra, cioè cortigiana ad Atene. “Anche ammettendo che avesse svolto effettivamente quest’attività, appare difficile pensare che, dopo l’unione con Pericle, rivesta un ruolo così in vista, avesse potuto proseguire in una simile pratica”, nota Stefania Giombini, docente di Storia della legge antica all’Università di Girona (Spagna). C’è da dire poi che se Pericle non la sposò fu solo a causa di una legge contro i matrimoni tra cittadini ateniesi e stranieri che lui stesso aveva emanato pochi anni prima. Li legò però un sentimento così profondo da scatenare il disappunto dei loro contemporanei. “La baciava appassionatamente ogni volta che usciva di casa per occuparsi degli affari pubblici”, riferisce lo scrittore greco Plutarco con malcelato disprezzo. Era abituato, infatti, alla mancanza di passione né matrimoni ateniesi: più coinquilini che amanti, i coniugi s’incontravano quasi esclusivamente quando era necessario per garantirsi una discendenza. Con un’aggravante: per le donne di Atene la vita si esauriva tutta tra le quattro mura del gineceo. La compagna di Pericle, invece, poteva uscire come gli uomini, intrattenersi con chi voleva e soprattutto studiare.

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busto di Pericle
OBIETTIVO VERO. Coltissima, secondo il filosofo greco Giamblico (245-325 a.C.), fu una delle 17 donne ad aver frequentato la scuola filosofica fondata da Pitagora, si circondò di ragazze da educare. Attorno a lei, inoltre, si riunirono molti dei più noti pensatori dell’epoca: a dar retta al filosofo Platone, Aspasia fu addirittura maestra di retorica di Socrate, il famoso pensatore aveva l’abitudine di presentarsi a casa di Pericle con i suoi allievi, i suoi amici più intimi e le loro mogli per ascoltarla. E al ricco ateniese Callia, che cercava “un maestro eccelso” per suo figlio, fece ovviamente il nome di quella donna che, secondo lo storico ateniese Senofonte, era “la più adatta per la formazione delle future spose”. “Senza dubbio fu un’ottima retore, oltre che esperta di filosofia e politica: supportò anche Pericle, mantenne vivo il suo circolo culturale, forse lo aiutò a rivedere i discorsi pubblici”, prosegue Stefania Giombini. Ma le malelingue insinuarono che riuscisse a influenzare il compagno, detestato dai conservatori e dagli aristocratici per la sua politica, filo popolare, anche nelle decisioni politiche. E, infatti, Aspasia cominciò a esser particolarmente odiata negli anni immediatamente successivi all’aspra guerra contro Samo (440-439 a.C). Molti Ateniesi erano convinti che, per compiacere la sua amante, Pericle avesse fatto votare al popolo la spedizione navale contro i Samesi che si erano rifiutati di sospendere la guerra con Mileto (la madrepatria di Aspasia). Ce n’era abbastanza per intervenire contro quella rivoluzionaria che, in una data compresa tra il 438 e il 433 a.C., fu trascinata in tribunale, “Per i detrattori, Aspasia era un modello femminile da demonizzare: il suo comportamento meritava di essere esposto alla gogna e ciò può aver avuto un peso nell’accusa a suo carico. Ma quest’aspetto rimane secondario, a mio parere, rispetto all’attacco rivolto, attraverso di lei, a Pericle. Il processo ad Aspasia, come quelli organizzati nello stesso periodo contro lo scultore Fidia e il filosofo Assagora, entrambi appartenenti al Circolo pericleo e a lui molto cari, furono chiaramente processi politici che miravano a colpire lo stratego. Egli aveva fatto della cultura il suo punto d’onore (sappiamo quanto denaro pubblico investì nell’arricchimento estetico e culturale di Atene): perciò attaccare, i suoi intellettuali di riferimento era un modo per contrastare indirettamente a lui. Ancora di più nel caso di Aspasia, la sua compagna amatissima oltre che emblema della sua politica culturale”, nota l’esperta.  

SENTENZA FINALE. Come si usava ad Atene, durante la fase istruttoria non ci furono indagini, né udienze preliminari o perizie: il magistrato accolse l’accusa, convocò le parti e ripose i documenti, le leggi e le testimonianze presentate dai contendenti in una cassetta di legno, fino alla data del dibattimento. All’alba del giorno del processo, i 501 giudici furono estratti a sorte tra i membri dell’Eliea, una giuria popolare formata da 6000 Ateniesi. E ora siamo di nuovo lì, sotto i loro occhi.
“Assolta”, fu il verdetto. Aspasia e Pericle tirarono un sospiro di sollievo. Ma questo dibattimento, che alcuni storici moderni ritengono avvenuto solo tra le pagine di una commedia scritta da Ermippo, stando a quel che racconta Plutarco ebbe comunque una grossa conseguenza: lo scoppio della Guerra del Peloponneso. “Il processo contro Aspasia, al pari di quelli celebrati contro Fidia e Assagora, richiamò Pericle all’attenzione, alla circospezione e a trovare strategie di difesa rispetto agli attacchi che gli erano mossi. Plutarco ci dice che lo stratego temeva un processo e che la guerra potesse essere l’occasione giusta per distogliere l’attenzione pubblica. In parte questo può essere comprensibile, anche se la guerra trovava le sue premesse nelle congiunture storiche e in quello spirito di supremazia su cui Atene aveva costruito la sua forza e la sua storia”, finisce l’esperto. Uno spirito e una forza non troppo diversi da quelli che Pericle aveva trovato nella sua amata straniera.

L’empio Socrate.
Chi va con lo zoppo impara a zoppicare si dice. E, in effetti, poteva essere stato allievo di Aspasia non portò molta fortuna proprio come il suo maestro di oratoria, anche il filosofo Socrate venne, infatti, processato nel 399 a.C., con l’accusa di empietà.
la Guerra
Quando toccò a Frine.
Mnesarete, figlia di Epicle, meglio conosciuta col soprannome di Frine è stata un'etera dell'antica Grecia. Celebre per la sua bellezza, poco tempo dopo la sua morte fu indicata dal commediografo Posidippo come "l'etera di gran lunga più celebre". Wikipedia

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processo a Frine
Straniera (era nata a Tespe, in Beozia) e di umili origini, grazie alla sua incredibile bellezza e a un certo spirito imprenditoriale Frine (360-310 a.C.) diventò l’etèra più bella e famosa di Atene. Accumulò così grandi ricchezze, un seguito di amanti e adoratori e, tanto per cambiare, l’accusa di empietà. Il processo per “aver corrotto i giovani e manifestato un’empietà che l’ha condotta al sacrilegio” si svolse secondo alcune teorie nel 335 a.C. Ma, come nel caso di Aspasia, il vero obiettivo forse non fu lei, ma il suo amante Iperide.
la Grecia



Articolo in gran parte di Maria Leonarda Leone pubblicato su Focus Storia n. 140. Altri testi e immagini da Wikipedia. 

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