TRAGEDIA NEL CUORE DELL’AFRICA.
Nel 1885 nacque lo stato libero del Congo. In realtà si trattava di un possedimento personale del Re Leopoldo II del Belgio, che oppresse senza pietà i suoi immensi domini nel continente africano.
mappa del Congo Belga con il Ruanda-Burundi.
L'Impero coloniale belga venne ampliato alla fine della prima guerra mondiale, con l'assegnazione al paese del mandato sulle ex colonie tedesche delRuanda-Urundi (odierni Ruanda e Burundi). Il Belgio inoltre sin dagli inizi del XX secolo aveva anche ottenuto una piccola concessione in terra cinese, aTientsin. Al momento della sua massima estensione raggiunse quindi una superficie di oltre due milioni e quattrocentomila chilometri quadrati. I territori coloniali belgi ottennero l'indipendenza tra il 1960 e il 1962.
Fotografia risalente al 1900 circa mostra un gruppo di congolesi accusati di vari delitti e oppressi dalle catene, al fianco due membri dell Force Publice l’odiata polizia coloniale.
I lettori che nel luglio del 1897 aprirono il giornale The Aborigines Friend si ritrovarono davanti la vivida descrizione di un orrore avvenuto nella lontana Africa. Era la storia di uno spietato sopruso causato dalla brama di caucciù. L’autore dell’articolo riferiva cosa accadeva ai membri di un villaggio quando si rifiutavano di raccogliere quella preziosa linfa: “Gli si fa la guerra. Gli distruggono le risaie e gli rubano il cibo. Gli abbattono i plataneti, anche se non hanno ancora fruttato, spesso gli incendiano le capanne egli si portano via gli oggetti di valore. A volte gli indigeni sono costretti a versare un pesante risarcimento. In genere i capi li pagano con filo di ottone e schiavi e, se non ci sono schiavi a sufficienza, sono costretti a vendere le mogli”.
A scrivere era il missionario svedese Edvard Vilhelm Sjoblom. Il missionario narrava anche che un giorno, mentre tutti gli abitanti di un villaggio ascoltavano le sue prediche, erano arrivati alcuni soldati ad arrestare un anziano. Uno di loro aveva detto a Sjoblom: “Voglio uccidere quest’uomo perché se n’è stato tutto il giorno a pescare al fiume. Non è andato a raccogliere il caucciù” . E aveva aperto il fuoco su di lui, nonostante le proteste del missionario, per poi “ordinare a un bambino di otto o nove anni, di tagliare la mano all’uomo cui aveva sparato. Non era ancoro morto e, quando vide il coltello, provò a scansare la mano. il bambino gliela mozzò con uno sforzo non indifferente”. Era quanto succedeva nel cosi detto Stato libero del Congo, una colonia belga i cui abitanti venivano crudelmente sfruttati, privati delle loro terre, mutilati, massacrati. La notizia non era strano, però, che venisse divulgata, malgrado colui che era a tutti gli effetti il proprietario del Congo avesse cercato in ogni modo di mettere a tacere le voci di tali atrocità. Il proprietario in questione era nientemeno che Leopoldo II, re del Belgio. E il Congo era la maschera dietro cui nascondeva la sua insaziabile avidità.
Un mondo verde e azzurro si insinua tra le mangrovie in vicinanza della foce.
Con i suoi 4700 km di lunghezza, è il fiume più lungo dell’Africa, dopo il Nilo
Leopoldo II del Belgio con le insegne dell'Ordine della Giarrettiera
Leopoldo II del Belgio, in francese Léopold Louis Philippe Marie Victor de Saxe Cobourg-Gotha[1], in fiammingoLeopold Lodewijk Filips Maria Victor de Saxe Cobourg-Gotha (Bruxelles, 9 aprile 1835 – Laeken, 17 dicembre1909), principe del Belgio[1], duca di Brabante[1], fu re dei Belgi dal 10 dicembre 1865 fino alla sua morte[1]. Ricordato prevalentemente per la fondazione e la brutale amministrazione dello stato del Congo, progetto che egli portò avanti quasi da privato cittadino. Si rivolse ad Henry Morton Stanley per aiutarlo nella gestione dello stato ed alla Conferenza di Berlino del 1884-1885, il Belgio fu in grado di presenziare col proprio impero coloniale in continua espansione, nella totale mancanza di rispetto dei costumi e delle tradizioni locali.
STORIA DI UN’AMBIZIONE.
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1879-1882
Sotto gli auspici dell’Associazione internazione del Congo (Aic), creata da Leopoldo II del Belgio, Henry Morton Stanley risale il Congo e convince i capitribù a firmare accordi con cui senza saperlo, gli cedono i loro terreni.
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1884-1885
Dopo aver stipulato accordi con decine di comunità africane, nel 1884 l’Aic rivendica il diritto a governare i territorio come stato libero. La conferenza di Berlino ne riconosce Leopoldo II come sovrano.
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1890-1891
Leopoldo estende il controllo militare all’interno del Congo. A est, nel 1890 espelle dall’aerea del fiume Lualaba i trafficanti arabi di schiavi. A sud, nel 1891, si impadronisce della ricchissima regione mineraria del Katanga.
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1898
Dopo otto anni di lavori, è pronta la linea ferroviaria che collega la foce del Congo all’inizio del suo tratto navigabile si evitano così i
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1908
Le denunce per i soprusi ai congolesi, obbligati da Leopoldo a estrarre avorio e caucciù, obbligano Leopoldo a cedere la sua colonia allo stato belga.
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Henry Morton Stanley (Denbigh, 28 gennaio 1841 – Londra, 10 maggio 1904) è stato un giornalista ed esploratorebritannico, gallese di nascita, famoso per le sue esplorazioni africane e per la sua ricerca di David Livingstone. È celebre la frase con la quale Stanley salutò Livingstone una volta incontrato: "Il dottor Livingstone, suppongo" ("Doctor Livingstone, I presume")[1].
Africa coloniale.
IL RE LEOPOLDO. Nato nel 1835, Leopoldo regnò tra il 1865 e il 1909. per il Belgio fu un re riformista: incentivò grandi opere pubbliche, appoggiò una legislazione sociale e progressista, e sostenne il suffragio universale maschile. I sudditi del Congo, invece, vissero il lato più oscuro di un monarca che, ancor prima di salire sul trono, già diceva di voler “morire multimilionario e garantire al Belgio un posto nei mercati mondiali e ottenere una colonia cui portare la civiltà. Non ci sono piccoli stati, soltanto piccoli spiriti” avrebbe affermato. Il Belgio mirava a seguire l’esempio degli altri Paesi europei che invidiavano gli imperi coloniali di Gran Bretagna e Francia e cercavano di imitare le due potenze. Il sovrano belga provò ad acquisire dei territori in Argentina, progettò di acquistare le isole Figi e di affittare l’isola di Taiwan, e nel 1875 tentò di comprare le Filippine dalla Spagna. Fu allora che scoprì un vasto e promettente territorio al centro dell’Africa: l’enorme bacino del Congo, sul quale nessuna potenza aveva ancora messo ancora le mani. Leopoldo si rese subito conto del fatto che, per non destare sospetti, doveva camuffare il suo interesse con una retorica scientifica e umanitaria, e indossò quindi diverse maschere.
Nel 1876 patrocinò la Conferenza di geografia di Bruxelles, tesa a stabilire “le rotte da aprire verso l’interno, la creazione di postazioni accoglienti, scientifiche e di conciliazione per abolire la tratta degli schiavi, l’instaurazione di una pace stabile fra i capitribù e la proposta di un arbitrato giusto e imparziale tra di loro”, come affermò lo stesso Sovrano. Secondo tale linea fondò l’Associazione internazione africana (Aia, alla quale succedette l’Associazione internazionale del Congo) e invitò un esploratore a prenderne parte. Si trattava di un viaggiatore del quale si fidava più di ogni altro: Henry Morton Stanley, giornalista statunitense senza scrupoli ed esperto conoscitore dell’Africa (noto anche per aver attraversato, nel 1877, le cascate di Livingstone).
Tra il 1879 e il 1884, finanziato da re belga, Stanley esplorò metodicamente il basso Congo. Le rapide ostacolavano la navigazione per 400 chilometri sino alla foce, e così Stanley tracciò un percorso parallelo via terra, fondò Leopoldville laddove il fiume era navigabile e ne risalì il corso. Stabilì degli avamposti e stipulò, a volte con la violenza, centinaia di falsi trattati con i congolesi che, senza saperlo, gli cedevano le loro terre. Riuscì così a battere sul tempo francesi, portoghesi e britannici, e poté offrire a Leopoldo il territorio occupato con il pretesto di scopi umanitari. Combinando le prerogative di un sovrano e di un investitore privato, il re delimitò i confini artificiali del territorio, riconosciuto nel 1885 dalla Conferenza di Berlino, in cui gli europei si spartirono l’Africa. Dopo complesse trattative con la Francia e il Portogallo, nella capitale tedesca venne creato a tavolino lo Stato libero del Congo, ottanta volte più grande del Belgio che doveva essere “neutrale, libero nei commerci, e all’inizio privo di tasse doganali e senza schiavi”. Nel corso della conferenza Leopoldo venne eletto all’umanità re del Congo, ma l’opinione pubblica del Belgio era riluttante a riconoscergli i titolo e quindi il potere del monarca rimase a titolo personale. Pur di sfruttare il nuovo possedimenti, il re ricorse alle proprie ricchezze e, per amministrarlo, nel dicembre del 1886 creò la Compagnia del Congo per il Commercio e l’Industria. Fu un caso davvero insolito: mai prima di allora un territorio coloniale era appartenuto a una sola persona. Assieme ai funzionari belgi, in Congo iniziarono ad arrivare imprenditori, mercanti e missionari, attirati da guadagni ed evangelizzazioni facili. Gli europei vi si potevano stabilire “senza chiedere il permesso” e senza rendere conto a nessuno. Alcune terre erano della corona belga, altre dello stato e delle società private; a queste si aggiungevano le cosi dette terre vacanti (ovvero senza europei, dato che gli africani non erano affatto considerati), di proprietà del re o cedute alle compagnie che saccheggiavano le materie prime della colonia, soprattutto il caucciù e l’avorio. I rappresentanti dello stato e gli agenti delle compagnie prendevano una percentuale sulla vendita dei prodotti, quindi avevano tutto l’interesse a ottenerne la massima produzione e ricorrevano perciò a ogni mezzo, anche alla violenza. Per sorvegliare la colonia nel 1885 fu istituito un corpo armato: la Fprce Publique (Fp) dalla fama sinistra. Ne facevano parte africani, spesso criminali, uomini radice, schiavi in fuga o mercenari stranieri – etiopi o somali, ma pure liberiani, senegalesi e perfino congolesi reclutati con la forza – era comandata da ufficiali europei, in maggioranza beli e anche scandinavi. La Force Publique schiacciò i congolesi, sedò ogni ribellione ed eliminò le ultime entità indipendenti. Perché il Congo non era certo disabitato. Il suo territorio, quasi tre milioni di chilometri quadrati, equivalenti a circa dieci volte l’Italia, era occupato da approssimativamente da 450 entità politiche, grandi, medie, piccole e piccolissime monarchie, domini, confederazioni, clan. Lo Stato libero del Congo firmò trattati con i capi locali, con le buone o con le cattive. Altre volte li spinse gli uni contro gli altri, e fece diventare i capitribù persone corrotte, criminali, prezzolate, tutte odiate dai congolesi. Alcuni dirigenti resistettero per diversi anni e gli altri, una volta sottomessi, si riarmarono e continuarono a combattere fino agli quaranta del XX secolo.
La Conferenza di Berlino del 1884-1885, detta anche Conferenza dell'Africa Occidentale o Conferenza sul Congo (in tedesco: Kongokonferenz), regolò il commercio europeo in Africacentro-occidentale nelle aree dei fiumi Congo e Niger e sancì la nascita dello Stato Libero del Congo sotto l'influenza di Leopoldo II del Belgio.
La Conferenza fu voluta dal Cancelliere tedesco Otto von Bismarck e dalla Francia allo scopo di regolare le molteplici iniziative europee nell'area del Bacino del fiume Congo. Tuttavia la conferenza consentì, seppure non negli atti ufficiali, alle potenze europee di proclamare possedimenti all'interno delle zone costiere occupate. Ciò che portò alla cosiddetta corsa per l'Africa.
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