GIORGIO VI all’altezza del ruolo.
Giorgio VI (nato Albert Frederick Arthur George; Sandringham, 14 dicembre 1895 – Sandringham, 6 febbraio1952) è stato re del Regno Unito e degli altri Domini britannici d'oltremare dall'11 dicembre 1936 fino al 6 febbraio1952, giorno della sua morte. Fu l'ultimo Imperatore d'India fino al 15 agosto 1947, pur mantenendo il titolo fino al 22 giugno 1948. Fu anche l'ultimo sovrano britannico a essere re di tutta l'Irlanda; infatti, sebbene l'Irlanda fosse divenuta una repubblica nel 1937, il sovrano mantenne comunque il controllo fino al 1949 e il titolo fino alla morte. Era il padre dell'attuale sovrana Elisabetta II e di sua sorella Margaret.
Video: la prima uscita del re.
Impacciato, balbuziente e
nemmeno destinato al trono: eppure Giorgio VI, re “per caso”, guidò con coraggio e fermezza il suo Paese durante
Era timido e impacciato, soffriva di balbuzie e detestata apparire in pubblico. Quando dovette inaspettatamente salire al trono, a seguito di uno scandalo che aveva travolto il fratello Edoardo VIII, tremava. Dell’eroe, insomma, Albert Frederick Arthur George, meglio conosciuto come Giorgio VI o “il re balbuziente”, aveva ben poco eppure sconfisse i propri spettri, prese sul serio i propri doveri e divenne uno dei re più amati di sempre, punto di riferimento e guida morale per gli inglesi durante gli anni bui della Seconda guerra mondiale.
INCORONAZIONE. La famiglia reale (al centro la futura Elisabetta III) il 2 maggio 1937 saluta il pubblico dal balcone di Buckingham Palace. Giorgio VI è appena stato incoronato.
L'ascensione al trono di Giorgio VI proclamata con il tradizionale cerimoniale nella capitale
AMBIENTE ROMANTICO. Nato il 14 dicembre 1985 nel villaggio di Sandringham, Albert era il secondogenito del duca di York, futuro re Giorgio V, e della principessa Mary di Teck. Bambino introverso, aveva spesso disturbi allo stomaco, soffriva di una malformazione alle ginocchia e mal sopportava il fatto che, seppur mancino, fosse costretto a scrivere con la destra dai suoi precettori. A ciò si aggiungeva la piaga della balbuzie, che lo condizionerà più di ogni altra cosa. Con qiesto bacground da “antieroe”, a 14 anni Albert, detto familiarmente “Bertie”, iniziò a studiare per diventare cadetto della marina reale, ma senza brillare. Partecipò comunque alla Prima guerra mondiale e cominciò poi gli studi di diritto, economia e storia presso il Trinity College di Cambridge. Intanto nel 1910 salì sul trono suo padre, che nel 1910 nominò il figlio duca di York. Tre anni dopo, a 28 anni, Albert forse per la prima volta attirò l’attenzione su di sé per la scelta di sposare la giovane Elizabeth Bowes-Lyon, esponente di un’antica famiglia scozzese considerata di basso rango per lui. Una decisione poco convenzionale che il futuro re portò fino in fondo, non volendo rinunciare per nessuna “ragion di stato” al suo amore (così ruppe, tra l’altro, la tradizione dei matrimoni tra parenti). Assieme a Elizabeth, a cui concesse il titolo di duchessa di York, Albert iniziò a occuparsi degli affari della Corona, dedicandosi al controllo degli impianti industriali del regno.
Tra il 1926 e il 1939 la coppia ebbe due figlie, Elisabetta e Margaret. Oltre al ruolo di mamma, Elizabeth intraprese quello di angelo custode del marito, sempre pronta a sostenerlo e ad aiutarlo negli impegni quotidiani. Era dotata secondo molti di scarso fascino, ma aveva una mente brillante e forte personalità, che usò per persuadere il consorte ad affidarsi alle cure dell’uomo che gli cambierà la vita: Lionel Logue, logopedista di origine australiana. Sarà proprio lui a risolvere la balbuzie di Bertie, con il quale intrecciò un intenso rapporto. Proprio su questo rapporto è basato il film premio Oscar Il discorso del re del 2010. Albert iniziò a seguire con fiducia gli stimoli dello scienziato, praticando esercizi di dizione e di respirazione e aprendosi anche sul piano psicologico. Tanta dedizione portò il futuro re a superare la paralizzante timidezza che lo prendeva in pubblico. L’occasione per mettersi alla prova giunse nel 1927 con un discorso tenuto all’apertura del parlamento federale dell’Australia (ex colonia inglese e tuttora parte del Commonwealth). Ebbe qualche esitazione, ma il test fu superato con successo: il brutto anatroccolo si stava trasformando in cigno.
Giorgio VI con la moglie
CATAPULTATO SUL TRONO. Il 20 gennaio 1936 morì Giorgio V e lo scettro passò al primogenito Edoardo, principe del Galles. Era un regno con le ore contate. La relazione prima e la scelta poi di sposarsi con un’americana di origini borghesi incrinò irrimediabilmente l’immagine del neo re. Non solo. Agli occhi della famiglia reale, Wally Simpson aveva difetti ancora più gravi delle origini borghesi: era divorziata e già risposata. L’essere colta e brillante non erano doti sufficienti a bilanciare il quadro. Biasimato da tutto il regno, Edoardo si chiamò fuori l’11 dicembre 1936. Allo schivo Albert toccò bere ‘l’amaro calice’ e prendere il posto del fratello: accettò la corona e assunse il nome di Giorgio VI. L’incoronazione si tenne nell’abbazia di Westminster il 12 maggio 1937 e fu trasmessa alla radio. Con una sicurezza inimmaginabile solo fino a pochi anni prima, il nuovo re si rivolse direttamente al suo popolo: “è con tutto il cuore che vi parlo (…). Non trovo le parole per ringraziarvi dell’affetto e della lealtà alla regina e alla mia persona (…), negli anni futuri potrò darvi prova della mia gratitudine nel servirvi”. Tanto bastò a ridare fiducia agli inglesi dopo gli scandali di Edoardo VIII. Ad accrescere l’apprezzamento per la nuova coppia fu, nel 1939, un viaggio in Canada e negli Usa (Giorgio VI fu il primo re inglese a farvi visita), seguito da vicino dai media e dai sudditi d’oltreocean Edoardo VIII con la moglie. Fu questo matrimonio che costrinse il re alle dimissioni, dando il via libera all’incoronazione del fratello.
Edoardo VIII con la moglie. Fu questo matrimonio che costrinse il re alle dimissioni, dando il via libera all’incoronazione del fratello.
SIMBOLO DI RESISTENZA SI RIFIUTO’ DI LASCIARE LONDRA QUANDO INIZIARONO I BOMBARDAMENTI: COSI' QUEL TIMORE CONQUISTO’ GLI INGLESI.
SEMPRE AL SUO POSTO. Ma saper temere un discorso in pubblico non fa certo di un re un eroe. Il banco di prova di Giorgio VI sarebbe stato un altro: la Seconda guerra mondiale. Il re mantenne un comportamento esemplare, fermo ma non distaccato, a partire dal discorso tenuto a inizio del conflitto. Il 3 settembre 1939: “In quest’ora grave, forse la più fatale della nostra storia, invio questo messaggio a ogni famiglia (…), sia in patria sia fuori (…). Chiedo alla mia gente e ai miei popoli di rimanere calmi, fermi e uniti in questo momento di prova. Potrebbero esserci giorni bui (…), ma noi possiamo fare solo la cosa giusta”.
In tanti gli suggerirono di lasciare il regno, ma lui rifiutò. Rimase al suo posto anche quando su Londra iniziarono a piovere le bombe di Hitler (nel 1940-1941). Assieme alla moglie si divise tra Buckingham Palace e il castello di Windsor, diventando simbolo della resistenza al nazismo. Nel 1940 introdusse la George Cross , alta decorazione per i civili che avessero manifestato particolare coraggio “di modo che siano degnamente ricompensati”. L’avrebbe meritata anche lui in fondo. Per tutto il conflitto, durante il quale brillò la stella del primo ministro Winston Churchill, si recò spesso in visita alle truppe. Al termine della guerra si ritrovò quindi benvoluto come non mai. Anche perché la guerra l’avevano vinta.
Giorgio VI e Churchill
Giorgio VI e Montogomery
Il CAPOLAVORO. I successi per il re non erano finiti. Complice una generale crescita economica della Gran Bretagna, sotto il regno di Giorgio VI venne estesa l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, nel nome del welfare state, e si avviò la nazionalizzazione di ferrovie ed energia elettrica e venne innalzata l’età dell’obbligo scolastico.
Toccò a lui poi accompagnare il processo di dissoluzione dell’impero coloniale britannico, parzialmente confluito nel Commonwealth delle nazioni. La ciliegina sulla torta della ricostruzione furono le Olimpiadi di Londra del 1948, inaugurate alla presenza del re, sempre più a suo agio fra i suoi sudditi. Il 6 febbraio 1952 morì d’infarto nel sonno. La moglie assunse il titolo di “regina madre” mentre la corono passò all’amata figlia Elisabetta, tutt’ora al suo posto. Seppur “indiretto”, fu questo l’ultimo successo di un sovrano saluto al trono impreparato ma capace, grazie alla forza di volontà, di lasciare un segno indelebile nella storia britannica. Non male, per un “re per caso”.
La morte di Giorgio VI sul Corriere della Sera.
La Settimana Incom 00729
22/02/1952
L'ultimo viaggio di Giorgio VI.
I funerali di Giorgio VI.
Descrizione delle sequenze:
1. il feretro di Giorgio VI viene portato via dalla camera ardente seguito dalla moglie e dalle figlie
2. suono di fischi come su una nave ammiraglia
3. il feretro esce da Westminster seguito dalle guardie reali
4. il feretro con il corteo di reali passa per Buckingham palace
5. rappresentanze ufficiali di vari paesi
6. stazione ferroviaria di Paddington: il feretro viene deposto sul treno
7. castello di Windsor: il feretro seguito da banda esercito scozzese entra nella cappella di San
Giorgio
8. suoni di fischi come su una nave ammiraglia
9. il feretro viene portato a spalla nel mausoleo dei sovrani
10. Elisabetta con un velo nero sul viso insieme a Filippo si congedano dalla madre
Le simpatie di Edoardo
Edoardo VIII, nome completo Edward Albert Christian George Andrew Patrick David Windsor (Richmond upon Thames, 23 giugno 1894 – Parigi, 28 maggio 1972), è stato re di Gran Bretagna, d'Irlanda e degli altri Domini britannici dal 20 gennaio all'11 dicembre 1936, giorno della sua abdicazione.
Sul trono britannico è successivamente salito il fratello Alberto, come re Giorgio VI, e questi l'8 marzo 1937 ha nominato Edoardo Duca di Windsor. Nel corso della Seconda guerra mondiale è stato nominato Governatore e Comandante in capo delle Bahamas.
Classe 1894, elegante, spigliato, un po’ scapestrato e “amico” di Hitler, prima di salire sul trono nel 1936, il principe Edoardo alimentò il gossip dell’epoca per le sue conquiste amorose. Su tutte, quella della fascinosa statunitense Wallis Simpson, di cui fu amante dal 1934 (la donna cornificò con lui i secondo marito. Una volte re volle sposarla, ma lo scandalo fu tale che abdicò. A nutrire le polemiche il fatto che la coppia,. Sposatosi comunque nel 1937, avesse simpatie per il nazismo (soprattutto
Mondani. Il trono era intanto passato a Giorgio VI, che garantì a Edoardo il titolo di duca di Windsor. L’ex sovrano, assieme alla moglie, rimase quindi ai margini della vita politica (ma non di quella mondana). Morì nel 1972, mentre la chiacchierata Wallis lo seguirà nel 1986.
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Articolo in gran parte di Matteo Liberti pubblicato su Focus storia 138, immagini e altri testi scaricate da Wikipedia
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