lunedì 17 dicembre 2018

La storia dello zio Sam.

La storia dello zio Sam.
All’inizio era solo un nome, scelto per caso. Poi le guerre lo trasformarono nel simbolo degli USA.


Il manifesto originale del 1917, disegnato da James Montgomery Flagg, che ritrae lo Zio Sam. Ispirato ad un analogo manifesto inglese di tre anni addietro, in cui fu ritratto il generale Horatio Herbert Kitchener, la figura dello Zio Sam fu utilizzata per reclutare soldati sia nella prima sia nella seconda guerra mondiale.

Tutti ricordano l’immagine dello Zio Sam, il dito puntato verso chi guarda mentre intima di arruolarsi nell’esercito. Il poster “I want you for U.S Army”, stampato in occasione della Prima guerra mondiale, è il più celebre manifesto per il reclutamento militare di tutti i tempi. Eppure il suo protagonista, tra i personaggi più famosi e longevi della storia degli Stati Uniti, non era certo nuovo: aveva già oltre un secolo di vita alle spalle.

LE ORIGINI. Lo Zio Sam nacque in maniera fortuita a pochi mesi dall’inizio della Guerra del 1812 con il Regno Unito, oggi una guerra dimenticata ma che allora non mancò di infiammare il patriottismo degli americani. Con i militari impegnati sul fronte canadese e accampati poco a sud di Troy, un villaggio nel Nord dello Stato di New York, il contractor dell’esercito Elbert Anderson si era accordato con la vicina impresa di famiglia di Samuel Wilson per la fornitura di alcune migliaia di barili contenente carne sotto sale. Un giorno un lavoratore della fattoria cominciò a chiedere come mai i barili fossero marchiati con le iniziali “E.A.” e “U.S.”. Al tempo le iniziale “U.S:” non erano ancora entrate nell’uso come abbreviazione di “United States”, il governo federale degli Stati Uniti che ne era formalmente il destinatario. Perciò gli fu risposto che si riferivano a Elbert Anderson, il contractor dell’esercito, e a Uncle Sam, il signor Wilson che lo riforniva. Il signor Wilson era infatti un uomo benvoluto e conosciuto lungo la valle del fiume Hudson semplicemente come Uncle Sam, invece che con il suo vero nome. La storia si diffuse tra i militari dell’accampamento non lontano, ma i soldati cominciarono a pensare a Uncle Sam come a qualcuno che decideva anche della loro sorte, oltre che dei rifornimenti.
Grazie ai militari, lo Zio Sam finì presto sulle pagine dei giornali locali, ma quel nome non era più messo in relazione con il signor Wilson: era diventato un modo nuovo con cui chiamare il Paese. Nello Stato del Vermont, il Bennington News-Letter del 23 dicembre del 1812 riportò una lettera di lamentele di una recluta che usava il nome di Uncle Sam per indicare il governo. L’anno dopo, il Post della stessa Troy, e in seguito altri giornali del Nord-est fecero altrettanto criticando l’andamento della guerra. Ma solo nel 1830 la Newy York Gazette scriveva per la prima volta delle probabili origini del soprannome, che nel frattempo si era diffuso negli Stati Uniti,.

Il manifesto del Regno Unito del 1914. La frase recita: Lord Kitchenervuole te. Britannici, arruolatevi nell'esercito del vostro paese!. Da questo poster deriva quello dello Zio Sam

I PRIMI PASSI.  In America, al tempo c’erano già personaggi maschili, come Yankee Doodle e Brother Jonathan, che in modo simile davano un’espressione popolare alla vitalità del carattere nazionale. Brother Jonathan, di frequente presente sulla stampa politica illustrata, fu il più diretto precursore dell’immagine dello Zio Sam. Per la prima comparsa di Uncle Sam tuttavia, rimasto per anni soltanto un nome, si dovette aspettare la litografia del 1832 dal titolo “Uncle Sam in Danger”, in cui veniva attaccato il presidente Andrew Jackson per la sua battaglia contro la Banca Nazionale.
Lo Zio Sam, seduto al centro della scena con un volto stanco ed emaciato, del tutto privo di barba, era circondato dal presidente e dai suoi falsi dottori impegnati a cavargli il sangue. Indossava un’ampia veste a strisce che gli arrivava ai piedi, un foulard scuro pieno di stelle un copricapo che ricordava il berretto della libertà in auge durante la rivoluzione. A introdurre cambiamenti decisivi fu un’illustrazione satirica del 1840 sempre sul tema della Banca nazionale. Non solo lo zio Sam sembrava tornato in buona forma, ma soprattutto inaugurava il cappello a cilindro, la giacca lunga con le code e i pantaloni a righe, il vestito insomma con cui si sarebbe fatto conoscere dal mondo intero.

RECLUTATO. Fu la Guerra Civile a diffondere l’immagine dello Zio Sam che conosciamo oggi, quando fu arruolato dalla causa unionista contro la ribellione del Sud. Con il suo retaggio di uomo del Nord e del governo federale, finì per fondersi con la longilinea figura dello stesso presidente Abrahm Lincoln, soprattutto dopo che quest’ultimo si fece crescere la barba, la prima portata da un inquilino della Casa Bianca. Nel dopoguerra, grazie all’artista Thomas Nast, il celebre cartoonist dell’influente settimanale repubblicano Harper’s Weekly di New York, lo zio Sam era ormai un uomo arrivato, che aveva trovato finalmente la sua immagine stabile e definitiva. Fisicamente era asciutto e slanciato, aveva l’aria intraprendente ma al contempo saggia, suggerita dal pizzetto e dai capelli bianchi. Era entrato di fatto nel bagaglio simbolico a cui attingevano i disegnatori politici della carta stampata, alla pari di personaggi come John Bull, che indicava la Gran Bretagna, o l’elefante e l’asinello, che rappresentavano il Partito repubblicano e quello democratico. Nella seconda metà dell’Ottocento, i settimanali di satira politica resero lo Zio Sam familiare nella sua vivace versione a colori, ma furono soprattutto i vignettisti dei grandi quotidiani di fine secolo a renderlo onnipresente con i loro milioni di lettori. Divenne sempre più ricorrente alle parate patriottiche, in cui sfilavano personaggi vestiti come lui, così su spille e bandiere, cartoline e pubblicità, salvadanai e giocattoli. I cartoon dei giornali in ogni modo continuarono a essere il suo palcoscenico principale. Il geniale cartoonist Homer Davenport (1867-1912) lo rese il protagonista di opere memorabili. Quando Theodore Roosevelt decise di candidarsi alle presidenziali nel 1904, si preoccupò personalmente di avere il sostegno di Davenport. L’artista rispose con una vignetta passata alla storia, in cui Uncle Sam appoggiava la mano sulla spalla del candidato repubblicano in segno di approvazione ed esclamava:  “He’s Good Enough for Me”. Il Partito repubblicano ne fu così entusiasta da riprodurla subito su migliaia di manifesti elettorali.

La seconda guerra contro gli inglesi.
Battle of Queenston Heights.jpg

Mappa della battaglia di Queenston Heights.Data18 giugno 1812 - 17 febbraio 1815LuogoStati Uniti d'America (Nordest e Centronord), Oceani Pacifico, Indiano e AtlanticoEsitoTrattato di GandModifiche territorialistatus quo ante bellumSchieramenti
Comandanti
Effettivi
Esercito regolare: 35.800 uomini
Rangers: 3.049
Milizia: 458.463
Nativi americani alleati: tra i 3.000 e i 5.000 uomini
Fregate
14 navi da guerra
Esercito regolare: 48.163 uomini
Milizia: 4.000 uomini
Shawnee: circa 3.500 uomini
11 Vascelli
34 Fregate
52 navi da guerra
Perdite
2.260 morti in battaglia
17.000 morti per malattia
500 civili uccisi
4.505 feriti
8 fregate catturate o distrutte
278 soldati catturati
1.400 navi mercantili catturate
1.160 morti in battaglia[1]
3.321 morti per malattia
3.679 feriti[1]
4 fregate catturate
~1.150 navi mercantili catturate
Una guerra dimenticata forse perché finì con un pareggio e senza tante conseguenze. In America non mancarono tuttavia i toni emotivamente accesi, che resero il conflitto del 1812 contro il Regno Unito una sorta di seconda guerra per l’indipendenza. Il presidente James Madison aveva deciso di reagire nel giugno del 1812 alle prevaricazioni degli inglesi che ostacolavano il commercio navale americano: violazioni delle acque territoriali, blocchi navali, arruolamento coatto dei marinai di origine britannica. Inoltre gli inglesi erano accusati di dare sostegno ai nativi dell’entroterra che si opponevano all’espansione verso Ovest. Madison aveva immaginato un conflitto breve, ma si trascinò fino al 1815.
SIMBOLI. Oltre che per l’incendio di Washington, la guerra fu ricordata pere aver favorito la nascita di più di un simbolo del Paese. Per esempio il diffondersi dell’espressione Casa Bianca, dopo che la residenza fu imbiancata per coprire i segni lasciati dalle fiamme; oppure la prima stesura del futuro inno nazionale, ispirato dalla resistenza di Baltimora; e, infine, l’emergere dell’icona dello Zio Sam.


L’ESERCITO DELLO ZIO. Eppure sarà proprio lo Zio Sam del manifesto stampato per la Prima guerra mondiale a rimanere più di ogni altro nell’immaginario collettivo. Sembra che l’autore James Montgomery Flagg (1877-1960) abbia cercato di dare le propri sembianze al suo volto, ma l’idea del manifesto derivava da quello inglese, che immortalava il generale Horatio Herbert Kitchener mentre incoraggiava il reclutamento dei volontari nel Regno Unito. Il manifesto americano ridefiniva lo Zio Sam nei panni di un uomo ben più prestante ed energico rispetto al passato. Non era diventato anche lui un militare, ma poco ci mancava. Era ritratto a mezzo busto, indossava una bella giacca blu, una camicia bianca  con un farfallino rosso che completava il tricolore nazionale, e le stelle si limitavano alla base del cilindro. Il volto accigliato e lo sguardo implacabile rendevano uno Zio Sam dal sapore quasi autoritario che puntava il dito mentre esclamava perentorio: “I want you fo U.S Army”. E le lettere U.S, ora,  non lasciavano più dubbi su loro significato. Flag fece decine di manifesti per la propaganda bellica, ma passò alla storia per quello Zio Sam distribuito dall’esercito in oltre quattro milioni di copie. Nei tanti altri manifesti disegnati negli stessi anni, lo Zio Sam era rimasto il benevolo signore in avanti con l’età. Nessuno riprese in seguito l’aspetto più giovane e minaccioso di “I want you”, nemmeno lo stesso Flag. Fu tuttavia quel manifesto che continuò ad essere stampato per decenni facendo di Uncle Sam un’icona mondiale. In patria finì per avere persino più di una consacrazione istituzionale. Non soltanto nel 1961 il Congresso riconobbe in Samuel Wilson il progenitore del simbolo nazionale degli Stati Uniti, ma nel 1989 sancì ufficialmente il 13 settembre come “Uncle Sam Day”. Era il giorno della nascita dell’imprenditore di Troy, il vero Zio Sam in carne e ossa.

Articolo in gran parte di Gian Domenico Iachini pubblicato su Focus Storia n. 142. Altri testi e immagini da Wikipedia.  

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