Giano il dio dai due volti.
Considerato protettore della pace e della navigazione, Giano è anche il dio degli inizi delle porte. La sua origine, avvolta nel mistero, sfuggiva agli stessi Romani.
Tra gli dei dell’antica Roma, nessuno è misterioso e affascinante come Giano, il dio bifronte, i cui due volti, orientati in direzione opposte, rimandano a significati spesso sconosciuti agli stessi Romani. A differenza di altre divinità dell’Urbe, Giano non aveva una controparte greca: era però antichissimo, e probabilmente apparteneva a un pantheon arcaico, esistente nel Lazio ben prima che la penisola entrasse in contatto con la Grecia o ne subisse l’influenza. Tracce di divinità analoghe al Giano romano si ritrovano tra i Sumeri, nel dio Isimu (a volte chiamato anche Isimud o Usimu), araldo e messaggero di Enki, il dio delle acque e della sapienza, creatore dell’uomo e benefattore dell’umanità. È significativo che, secondo il mito, Giano sia giunto in Italia viaggiando per mare, proveniente dalla Tessaglia, regione ellenica nota per essere “patria degli incantesimi e dell’arte magica”, come scrive il filosofo e prosatore latino Apuleio (125-170 d.C. ca.) nelle Metamorfosi.
Come tutte le divinità romane, Giano era chiamato con diversi epiteti, che testimoniano la sua particolare rilevanza all'interno del pantheon:
- Divum Deus (Dio degli Dei)
- Divum Pater (Padre degli Dei)
- Ianus Bifrons (Giano bifronte)
- Ianus Cerus (Giano creatore)
- Ianus Consivius (Giano procreatore)
- Ianus Pater (Giano padre)
- Pater matutinae (Padre del mattino)
- https://it.wikipedia.org/wiki/Giano
DIO DELLE NAVI E DELLA PACE. Per questo Giano è stato annoverato tra le divinità acquatiche, ed è considerato l’inventore delle navi e il protettore della navigazione, dei porti e delle vie fluviali. Si credeva che avesse il potere di far zampillare all’improvviso l’acqua dal terreno, come accadde quando salvò Roma dai Sabini: entrati in città dalla porta alle pendici del Viminale (che in seguito al prodigio fu chiamata Ianualis), i nemici furono travolti dalle onde di un torrente scaturito all’improvviso dal tempio di Giano (andato perduto e la cui esatta collocazione non ci è nota). Le sue porte restavano sbarrate in tempo di pace, per spalancarsi in caso di guerra: secondo i poeti Ovidio (43 a.C.-18 d.C.) e Orazio (65-27 a.C.), Giano era il custode della Pace, e fuggiva dal tempio quando scoppiava un conflitto. Secondo Virgilio, invece, era la Guerra a essere tenuta sotto chiave nel tempio, e aprendo le porte essa era libera dilagare nel mondo. Ma la caratteristica principale del dio sta nel suo stesso nome, Ianus, che ha la medesima etimologia di Ianua, porta. Giano, antichissimo dio del Sole, apre e chiude la porta celeste che consente agli uomini di godere della luce solare, da cui proviene la vita. Infatti gli era attribuito l’appellativo di matutinus pater, ovvero padre del mattino. Il duplice ruolo di colui che apre, patulcius, e di colui che chiude, clusius, è simboleggiato dai due volti, che significano anche l’interno e l’esterno, ciò che è stato e ciò che sarà. Allo stesso modo, Giano è considerato il dio di ogni inizio e quindi anche la divinità dei passaggi e delle soglie. A lui erano sacri gli iani, ossia gli archi di passaggio posti sulle pubbliche vie, e la ianua, la porta delle abitazioni. A lui ci si rivolgeva prima di dare inizio a una qualsiasi impresa, ed era anche protettore del concepimento e della nascita. Per questo motivo, il calendario riformato nel 46 a.C. da Giulio Cesare si apriva con il mese di Januaris, il nostro gennaio, ancora oggi il primo mese dell’anno.
IERI E OGGI. L’Arco di Giano, monumentale struttura a quattro archi costruita nel IV secolo d.C. nei pressi del Foro Boario, dove si teneva il mercato del bestiame. Non si trattava di un luogo dedicato al culto del dio, ma era sotto la sua protezione, come tutti gli archi posti sulle pubbliche vie.
Tuttora conservato, sorge presso la chiesa di San Giorgio al Velabro, poco distante dal Tempio di Ercole e dal Tempio di Portuno, ed era stato edificato, ai margini del Foro Boario probabilmente alla metà del IV secolo. Probabilmente deve essere identificato con l'Arcus Divi Constantini citato dai Cataloghi regionari presso il Velabro.
Il nome moderno non si riferisce al dio bifronte Giano, ma piuttosto deriva dal termine latino ianus, che indica un passaggio coperto, o una porta. Come gli iani testimoniati dalle fonti nel Foro Romano, non si trattava di un arco trionfale, ma probabilmente di una struttura destinata ai banchieri che operavano nel Foro Boario.
Articolo in gran parte di Alessandra Colla pubblicato su Civiltà Romana n. 1 Sprea edizioni. Altri testi e immagini da Wikipedia.
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