Fu la RAF a vincere la guerra?
In Inghilterra è in corso un dibattito, tutto inglese, su quale sia la forza che più fu decisiva nella vittoria contro la Germania di Hitler. È interessante anche la constatazione di come Regno Unito e USA, “cugini” e alleati, fossero divisi da una sostanziale disistima reciproca e un’acerrima rivalità.
L'aereo da caccia britannico Spitfire.
Nel 1944 l’ufficiale responsabile dell’informazione presso la delegazione permanente della Royal Air Force a Washington, un giorno riferì ai suoi capi a Londra l’opinione che gli americani avevano della Raf: “Anche volendo, non potremmo aumentare il prestigio di cui godiamo, perché il nome della RAF è noto ovunque, e negli Stati Uniti è circondato da una stima talmente elevata che a volte l’aviazione britannica viene considerata qualcosa di separato dal resto della Gran Bretagna; di separato e di superiore”. Considerando che fu indubbiamente l’Inghilterra il baluardo contro il quale Hitler dovette fermare la sua invasione, è lecito chiedersi chi tra l’esercito, la Marina e l’aviazione britannici abbia contribuito maggiormente alla resistenza all’aggressione nazista e quindi della vittoria finale nella Seconda guerra mondiale? Partendo da approfondite ricerche storiche, la risposta non lascia dubbi in proposito: è stata la Raf a fermare le mire espansionistiche di Hitler, con la sua preminenza nello scontro decisivo nei cieli d’Inghilterra. Li è cominciata la parabola discendente della Germania, che avrebbe portato alla sua sconfitta.
Winston Churcill primo ministro inglese
DA “CUGINI DELLE COLONIE” A MAESTRI SUPPONENTI. Senza ovviamente togliere nulla ai successi e ai sacrifici della Marina e dell’esercito della Gran Bretagna, il ruolo più significativo nel conflitto, nel momento in cui Hitler stava per divorare quello che restava dell’Europa e chiudere la partita, lo hanno giocato gli uomini e le donne dell’aviazione. Lo dimostra l’analisi di vari elementi propri della Raf, tra cui l’efficienza, il senso di prospettiva, la leadership e la flessibilità concettuale e operativa. Tenendo anche conto della poca stima di cui le forze armate britanniche godevano negli Stati Uniti, ad eccezione dell’aviazione.
Quest’ultimo è un dato non trascurabile; dopo il loro ingresso in guerra, gli americani divennero rapidamente l’elemento preponderante nell’alleanza. Si presentarono alla Gran Bretagna non come “i vecchi cugini delle colonie” ma come i nuovi dominatori del mondo libero, portando con loro un’idea ben precisa di come si dovessero gestire le cose. Erano loro a valutare e decidere, questo costituiva il prezzo del loro intervento salvifico. Da tempo gli americani non ritenevano di avere granché da imparare da un Paese che stava perdendo il suo status di potenza internazionale e che, si era visto costretto a chiedere aiuto per salvare se stesso ben due volte nello spazio di una sola generazione. In altre parole, erano inclini a giudicare gli alleati britannici con sguardo severo e per nulla sentimentale, e i loro atteggiamenti spaziavano da un formale rispetto, alla condiscendenza, aperta ostilità. Ad esempio, il comandante della Marina americana Ernst King, era, secondo il giudizio di Winston Churchill, Pug Ismay, vale a dire un individuo intollerante e sospettoso verso Dwight Eisenhower, il comandante supremo degli Alleati in Europa, aveva un genere di opinioni più miti, ma nemmeno lui mancò di criticare in più occasioni i generali britannici con cui dovette collaborare, trovando particolarmente esasperante, e non a torto, l’egocentrico e insubordinato Bernard Montgomery.
Nonostante questa prevenzione di fondo però, la prima impressione che gli americani ricevettero dalla Raf fu assolutamente favorevole. Già nell’autunno del 1940, più di un anno prima di Pearl Harbor e con gli Stati Uniti in piena neutralità, il colonnello dell’aviazione militare americana Harvey S. Burwell, che si trovava assieme a una delegazione in Egitto, rimase molto ben impressionato sia dai piloti sia dal personale di terra della Raf con cui entrò in contatto, ed ebbe solo parole di lode per il loro “grandioso morale, la straordinaria pazienza e l’ammirevole coraggio”. Quando fece la conoscenza del marescialle Arthur Tedder, il capo del Comando per il Medio Oriente, e dei suoi ufficiali, si dichiarò sollevato nel constatare che “il senso di superiorità tipicamente britannico che infastidisce così tanto gli americani in realtà si vede assai di rado”.
Queste prime impressioni non mutarono con il tempo, al punto che l’ufficiale responsabile dell’informazione a Washington, nel suo rapporto del 1944, poteva affermare che persino “persino molti di quelli che non sopportano i britannici non hanno nulla da obiettare contro la Raf”. Nell’aviazione britannica gli americani vedevano le stesse qualità che valorizzavano in se stessi: energia, efficienza, senso pratico. Quando Eisenhower ricevette l’incarico di guidare l’invasione del nord-ovest europeo, scelse proprio Tedder della Raf come suo secondo in comando.
La mappa mostra le basi inglesi e tedesche e la zona coperta dai radar
GLI ERRORI DELL’ESERCITO BRITANNICO. Per quanto riguarda l’esercito britannico, invece, qualunque esame obiettivo degli eventi deve necessariamente far concludere che, nella prima fase della guerra, le forze di terra non avevano brillato sotto nessun aspetto. I suoi comandanti avrebbero potuto obiettare che la colpa era almeno in parte del Governo, che li aveva sotto-finanziati pesantemente per dare invece priorità di budget all’aviazione, ma, quale che ne fosse il motivo, i primi 10 mesi del conflitto si risolsero in una serie di disfatte, dal mal organizzato intervento in Norvegia alla vergogna di Dunkerque, ai disastro tentennamenti della campagna contro gli italiani in nord Africa, dove l’esercito britannico perse numerose ottime occasioni di prendere in mano la situazione prima dell’arrivo degli Afrika Korps di Rommel. La celebre vittoria di El Alamein del 1942 fu solo il risultato di una schiacciante superiorità numerica in termini tanto di uomini quanto di armi e veicoli, nonché l’unica occasione in cui un forza del Commonwealth riuscì da sola a sconfiggere i tedeschi in Africa. Da quel momento in poi gran parte degli sforzi dell’esercito britannico in Europa occidentale avrebbero avuto luogo in congiunzione con gli alleati americani e spesso con questi ultimi alla guida. Nelle campagne in Europa, le forze di terra britanniche ottennero risultati variabili : nella battaglia di Normandia del 1944 Montgomery impiegò sei settimane per prendere Caen, un obbiettivo fondamentale che il generale si era vantato di poter conquistare in pochi giorni. E l’operazione Market Garden del settembre 1944, che mirava ad accelerare la conquista di una seri di ponti sul Reno nei Paesi Bassi, fu un fallimento spettacolare.
Quanto alla Royal Navy, per secoli vanto della Gran Bretagna, nella Seconda guerra mondiale non ottenne i brillanti risultati che l’Ammiragliato aveva pianificato dopo l’affondamento della Bismark, nel maggio 1941 (vedi articolo la battaglia dello Jutland su questo blog) le cose non andarono meglio, e negli scontri diretti con la Kriegsmarine i risultati furono deludenti, a dispetto dell’enorme quantitativo di uomini e mezzi servito per approntare le costosissime navi da combattimento che gli ammiragli avevano preteso.
Ciò detto, il fondamentale contributo della Marina allo sforzo bellico non può essere messo in dubbio: senza la Royal Navy, la Gran Bretagna avrebbe perso la battaglia dell’Atlantico e sarebbe stata ridotta alla resa per fame. Le sue navi furono essenziali anche nella campagna nel Mediterraneo e nell’estremo Oriente, nonché nella difesa dei convogli artici e nell’appoggio al massiccio sbarco sulle coste francesi delle forze impegnate nel D-Day. Tuttavia, la maggior parte di questi sforzi non fu un progresso verso la vittoria ma una lotta per la sopravvivenza, che occupò per intero il tempo della Royal Navy, al punto che le navi da guerra britanniche non poterono contribuire alle campagne degli Stati Uniti nel Pacifico prima del gennaio 1945.
Arthur William Tedder (Glengoyne, 11 luglio 1890 – Banstead, 3 giugno 1967) è stato un militare britannico, Maresciallo dell'Aria della Royal Air Force durante la seconda guerra mondiale.
Grande esperto di tattica e strategia aerea, Tedder si distinse inizialmente sul Fronte del Medio Oriente e del Nordafrica dove guidò con grande abilità le formazioni aeree della RAF dal 1941 fino alla conclusione vittoriosa della campagna di Tunisia del 1943. Dopo aver assunto il comando supremo delle forze aeree alleate nel Teatro del Mediterraneo, venne richiamato in Gran Bretagna nel gennaio 1944 e divenne il vice-comandante in capo, sottoposto solo al generale Dwight Eisenhower, delle forze di spedizione alleate destinate all'operazione Overlord. Tedder mantenne questo prestigioso incarico fino alla vittoria sulla Germania e partecipò alla cerimonia di resa di Berlino dell'8 maggio 1945.
LA BATTAGLIA D’INGHILTERRA CAMBIO’ IL FUTURO DELLA GUERRA. Sappiamo tutti che l’avvento dell’aviazione trasformò il modo di fare la guerra in misura non inferiore all’avvento della polvere da sparo: entro il 1939 era già divenuto impossibile conseguire una qualsiasi vittoria in terra e in mare senza il sostegno di adeguate forze aeree. Anche in campo avverso, la potenza della Lutvaffe fu un elemento fondamentale per il successo del Blitzkrieg tedesco, come per contro la debolezza dell’Armée de l’Air accelerò la caduta della Francia. Dunque, per poter prendere significativamente parte al conflitto, anche la Gran Bretagna necessitva di una forza aerea adeguata. Si è spesso detto, non senza ragione, che l’estrema linea di difesa britannica contro un’eventuale invasione tedesca sarebbe stata la Royal Navy e non la Raf, ma, con la posizione di Churcill ancora tutt’altro che salda, un devastante attacco aereo preliminare avrebbe potuto causare un collasso politico tale da causare nel Paese a un accordo stile Vichy con i tedeschi, il che avrebbe reso inutile un’invasione dell’isola: la Gran Bretagna sarebbe diventata un protettorato tedesco e i giochi di Hitler si sarebbero conclusi.
Vincendo la Battaglia d’Inghilterra, la Raf conquistò un trionfo grandioso da poter confrontare con gli storici successi della Marina e dell’esercito a Trafalgar e a Waterloo. Il merito di tutto ciò va attribuito a due fattori: da un lato l’abilità a la risolutezza dei piloti del Comando caccia, e dall’altro l’organizzazione e la lungimiranza dei comandanti, che si assicurarono poter disporre non solo di ottimi piloti, ma anche di un efficiente sistema di rilevazione radar per massimizzare le risorse tecnologiche a disposizione. Va detto che all’inizio del suo coinvolgimento nella guerra, la Raf era partita male esattamente quanto la Marina e l’esercito, con svariati esempi di equipaggiamento inadeguato e pessima tattica che portarono a sacrifici umani forse evitabili. Dopo la battaglia d’Inghilterra, tuttavia, la Raf divenne l’elemento che dava maggiore sicurezza alla nazione: la sensazione che la popolazione inglese durante quegli anni bui era infatti che almeno in un settore della guerra fosse la Gran Bretagna ad avere la superiorità sui nazisti, contribuendo a combattere il pessimismo generato dalle continue sconfitte in terra e in mare. Era proprio la lungimiranza dei comandati una delle maggiori risorse della Raf. In Africa settentrionale Tedder incontrò non poche difficoltà a far capire alle sue controparti delle truppe di terra che il successo della guerra dipedneva dal riuscire a integrare il più possibile il lavoro delle due forze armate.
Ma Tedder tenne per sé le amarezze e le contrarietà e nel trattare con i colleghi fu sempre un modello di pazienza, al punto da venir citato anche in seguito come esempio perfetto di cooperazione tra settori diversi delle forze armate. Al termine delle sue operazioni in Africa, la Raf aveva creato assieme agli americani una metodologia di combattimento terra-aria che gli Alleati avrebbero continuato ad applicare nello sbarco in Sicilia. La forza schiacciante dell’aviazione si rivelò fondamentale per il successo del D-Day. Nei mesi precedenti gli squadroni di bombardieri britannici e americani avevano preparato il terreno tagliando le linee di comunicazione nemiche su strada e su rotaia, con l’intenzione di impedire il rapido arrivo di rinforzi nemici quando l’operazione fosse cominciata. A questo scopo vennero lanciate più di 3200 missioni di ricognizione fotografica. Quando le truppe di terra cominciarono ad avanzare, non dovettero preoccuparsi delle minacce dal cielo: una situazione ben diversa rispetto a quello che era accaduto a Dunkerque quattro anni prima. Questa volta la Raf ricevette solo lodi e ammirazione, mentre l’esercito si spingeva sempre più avanti coperto dai Typhoon e dagli Spitfire del reparto Secondo Avazione Tattica, azzannando i tedeschi in ritirata e aprendosi la strada verso Berlino.
I BOMBARDAMENTI, COLPO DI GRAZIA PER LA GERMANIA. Anche in Oriente la vittoria in Birmania sarebbe stata impossibile senza l’appoggio aereo, che provvide a rifornire le truppe che combattevano nel folto della giungla. E, a dispetto del ruolo gigantesco della Royal Navy nel mantenere i traffici sull’Atlantico, senza gli sforzi del Comando costiero i sottomarini tedeschi avrebbero potuto avere la meglio. In tutti questi scenari l’aviazione ebbe una parte imprescindibile, pur sempre in congiunzione con gli altri settore delle forze armate: la vittoria finale fu il risultato di uno sforzo di cooperazione. Tuttavia, c’è un’impresa che l’aviazione affrontò da sola: il bombardamento strategico del territorio tedesco. Fu più di una semplice campagna: fu la pianificazione e la messa in pratica della precisa teoria sulla guerra aerea portata avanti dai comandanti della Raf (che si adoperarono con successo per inculcarla anche nelle coscienze dei governi successivi), secondo la quale una vasta flotta di bombardieri sarebbe stata in grado di azzoppare l’industria bellica tedesca minando irrimediabilmente la capacità della Germania a sottrarre enormi risorse dal fronte russo per impiegarle sul fronte interno. In questo senso i russi furono agevolati nella loro travolgente avanzata verso Berlino.
In questa prospettiva, il successo della Raf travalica persino il suo contributo alla vittoria militare, poiché su di esso si regge il fondamento della pace duratura di cui godiamo ancora oggi.
Articolo in gran parte di Patrick Bishop, storico militare della Gran Bretagna, pubblicato su BBC History del mese di settembre 2018 altri testi e foto da wikipedia.
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