lunedì 17 dicembre 2018

Il krak dei cavalieri.

Il krak dei cavalieri.
Costruito dai cavalieri crociati nell’odierna Siria meridionale, questo imponente castello del XII secolo è considerato l’opera difensiva più poderosa dell’ingegneria cristiana medievale.



Chiunque varchi la soglia del Krak dei Cavalieri, la grande fortezza crociata situata sulle montagne che separano la Siria dal Libano settentrionale, non potrà fare a meno di notare le iscrizioni in arabo che commemorano una data particolare: l’8 aprile 1271. Fino ad allora nessuno era stato in grado di conquistare il Krak con la forza, e nessuno ci sarebbe mai riuscito in seguito. Quel giorno, però, gli ultimi cavalieri Ospitalieri lasciarono il castello con le armi in pugno, chi a piedi e chi a cavallo, sotto lo sguardo silenzioso dell’esercito del sultano d’Egitto Baybars. Lo stavano abbandonando volontariamente ingannati con un espediente ingegnoso. Il sultano d’Egitto sapeva che per consolidare il suo potere e il suo prestigio doveva mettere fine al dominio crociato in Oriente. Questo richiedeva necessariamente di conquistare la celebre fortezza nemica ed esibirla come un trofeo ai suoi alleati musulmani. Così il 3 marzo 1271 il sultano iniziò l’assedio.  
Tuttavia le operazioni militari non diedero i risultati sperati. Sebbene i difensori non potessero ricevere rinforzi, dopo varie settimane di combattimenti feroci gli eserciti messi insieme da Baybars erano riusciti a superare solo la prima cinta muraria. Il ridotto numero di cavalieri asserragliati all’interno della fortezza, al quale si era unito un gruppo di contadini e abitanti delle vicine montagne, aveva risorse a sufficienza per resistere a lungo. Allora il sultano mamelucco decise di ricorrere a uno stratagemma: inviò ai difensori un piccione viaggiatore con una falsa lettera, in cui apparentemente il maestro dell’ordine ospitaliere di Tripoli esortava i cavalieri ad abbandonare il castello, con la garanzia che gli sarebbero stati risparmiati la vita e l’onore.

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Krak dei Cavalieri
Qalʿat Salah al-Din
(ENKrak des Chevaliers
and Qalʿat Salah El-Din
Il Krak dei Cavalieri.jpg
Tipostorico
CriterioC(ii) (iv)
Pericolodal 2013
Riconosciuto dal2006
Scheda UNESCO(ENScheda
(FRScheda
Krak dei Cavalieri
Krak des Chevaliers o حصن الفرسان
Krak des Chevaliers 01.jpg
Coordinate34°45′25″N 36°17′40″ECoordinate34°45′25″N 36°17′40″E (Mappa)
Mappa di localizzazione: Siria
Krak dei Cavalieri
Informazioni generali
Inizio costruzioneXI secolo
Condizione attualeIn gran parte in buono stato ma danneggiato dalla Guerra civile siriana
Informazioni militari
Azioni di guerraCrociate
Guerra civile siriana
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Il Krak dei Cavalieri (Ḥisn al-Akrād in lingua araba, cioè Fortezza dei Curdi, oggi Qalʿat al-Ḥiṣn, Cittadella della fortezza) è una fortezza militare siriana, situata nei pressi di Homs; può essere considerato il castello medievale per eccellenza d'età crociata.
Fu la più importante e più nota costruzione militare fortificata dell'Ordine militare dei Cavalieri dell'Ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme, più noto come Ordine Ospedaliero prima di diventare Ordine dei Cavalieri di Rodi e infine Ordine dei Cavalieri di Malta - oggi S.M.O.M. (Sovrano Militare Ordine di Malta).
Il Krak (che deriva dalla parola aramaica karkha, che significa città, conservatasi nel centro urbano transgiordanico di al-Karak, la biblica Moab) si trova a metà strada circa tra Aleppo e Damasco, a 60 km quasi a SO di Hama.
La sua posizione era al tempo strategica, in quanto controllava il "Passo di Homs", lo sbocco settentrionale cioè dell'ampia e fertile pianura della Buqay'a (oggi Beqāʿ), fra il Monte Libano e l'Antilibano, che si esauriva proprio di fronte a quest'unico varco possibile che conduceva verso la costa mediterranea e che permetteva di raggiungere la città di Tortosa (oggi Tartus), costituendo in tal modo la difesa più avanzata della Contea di Tripoli.

Il bastione dei crociati.

1110
L’originario castello dei curdi (Hisn al-Akrad) costruito nel 1031 dall’emiro di Aleppo, passa in mano ai crociati grazie ad un’azione audace del principe normanno Tancredi D’Altavilla.
1142
Il conte di Tripoli Raimondo II dona ai cavalieri Ospitalieri la fortezza insieme ad altri possedimenti e territori sotto il suo controllo nel Levante mediterraneo.
1188
Dopo aver fallito un primo attacco cinque anni prima, il sultano Saladino non riesce ancora a espugnare il Krak. Il castello resisterà in seguito ad  altri dodici assedi.
1271
Il sultano Bybras I isola il castello e, dopo averlo vanamente assediato per un mese, lo espugna grazie a uno stratagemma- si conclude così un secolo e mezzo di dominio crociato sulla fortezza.

L’AVAMPOSTO DEI CROCIATI. Quello degli Ospitalieri era uno dei tanti ordini fioriti in Terra Santa all’epoca delle crociate. Riconosciuto dal papa come ordine nel 1113, vantava numerosi possedimenti a Gerusalemme  e nelle zone circostanti. Tuttavia la schiacciante vittoria del sultano Saladino sugli eserciti crociati a Hattin nel 1187 obbligò l’ordine ad abbandonare precipitosamente molte delle sue località in Palestina. Per recuperare un po’ del prestigio perduto gli Ospitalieri si dedicarono al rafforzamento e alla protezione delle roccaforti nella contea di Tripoli (oggi tra il Libano settentrionale e la Siria occidentale), un territorio che il conte Raimondo II di Tripoli gli aveva concesso nel 1142 perché lo difendessero dalle incursioni musulmane provenienti da Homs.
Il bastione strategicamente più importante di questo principato ospietaliere, che comprendeva villaggi e fortificazioni della fertile pianura siriana e della valle della Beqa’, era un castello conosciuto come Hisn al-Akrad, ovvero la fortezza dei curdi. Questo era stato costruito nel 1031 dall’emiro di Aleppo per ospitare una guarnigione curda. Dalla sua elevata posizione dominava le verdi montagne circostanti e i campi della valle dell’Oronte, cos che le permetteva di controllare le importanti e antiche rotte che collegavano Antiochia a Beirut e Aleppo a Damasco. Conquistata e poi abbandonata nel 1099, durante la prima crociata, la fortificazione tornò in mani cristiane nel 1110, grazie a un’operazione di Tancredi d’Altavilla e altri ottanta cavalieri normanni. Nel 1142 il conte di Tripoli Raimondo II la donò agli ospitalieri, che decisero di farne la loro base principale, consapevoli della sua capacità difensiva.
Come sarebbe emerso in seguito, fu una felice decisione. Più volte ricostruito e ampliato, nel corso dei 130 anni il Krak resistette a una dozzina di assedi e svolse un ruolo chiave contro le ripetute incursioni mussulmane nei territori cristiani della contea di Tripoli. Divenne anche la base principale in cui si riunivano e si riforniva le truppe crociate prima delle offensive contro le città di Homs e Hama.

Il Krak dei Cavalieri ed il territorio circostante.


I misteriosi graffiti dei cavalieri crociati.
 
Pilone all'interno della Torre del Mulino su cui si legge un'iscrizione di Baibars
Una delle curiosità meno note del Krak è che sulle sua mura interne si sono conservati numerosi graffiti opera dei crociati. I disegni non sono stati ancora catalogati e studiati e in molti casi il loro scopo non è chiaro. Ci sono per esempio figure di cavalieri in sella ai loro destrieri, su un barbacane è riportato il nome di Nicolas de Lorgne, gran maestro subito prima della conquista musulmana. All’ingresso della grande sala del castello c’è un’iscrizione del moralista 
Vincenzo di Beauvais che rende bene lo spirito di un cavaliere ospitaliere del XIII secolo: “Ti siano concesse ricchezza, sapienza e bellezza. Ma la superbia rovina tutto, se le accompagna”.

Vasca di raccolta delle acque tra le due cinte murarie

UN BASTIONE INESPUGNABILE. La fortezza si rivelò inespugnabile anche per lo stesso Saladino, che nel 1183 fallì un primo tentativo di conquistarla e poi si arrestò di nuovo sotto le sue mura nel 1188. La leggenda vuole che nel corso di questo secondo assedio Saladino riuscì a catturare il gran Maestro dell’ordine dell’Ospedale e gli intimò di obbligare i suoi cavalieri di aprire le porte della fortezza in virtù del voto di obbedienza. Il gran Maestro diede l’ordine richiesto in arabo, ma poi in francese gli ospitalieri a resistere fino alla morte.
All’epoca delle crociate il Krak dei Cavalieri non si chiamava ancora così. Nei primi testi conservati il nome della fortezza è Cratum o CArt, che deriva dalla designazione araba originaria, Hisn al-Akrad. In seguito fu denominata Krak di Moab. In Siria oggi è conosciuta anche con il nome di Qalaat al-Akrad. In seguito fu denominato Krak de l’Ospital, per analogia del grande castello crociato del Mar Morto, il Krak di Moab. 
Nel suo periodo di massimo splendore e in tempo di pace, il Krak albergava una guarnigione permanente di una sessantina di cavalieri ospitalieri professi, oltre a un numero indeterminato di turco poli (guerrieri locali al servizio dei crociati). Nelle zone circostanti sorgevano tre villaggi la cui funzione principale era quella di rifornire gli ospitalieri. I cronisti e i viaggiatori dell’epoca dichiarano che il castello poteva accogliere e nutrire un esercito di oltre duemila uomini per cinque anni, ed era in grado di ospitare nelle sue scuderie mille cavalli da guerra, oltre al bestiame e ad altri animali da soma. Tutte affermazioni molto verosimili alla luce delle caratteristiche dell’edificio. Ancora oggi al suo interno si possono ammirare i numerosi depositi di viveri, il maggiore dei quali è lungo 120 metri, e varie cisterne d’acqua, insieme a tutto il necessario per l’approvvigionamento di una vera e propria cittadina guerriera: laboratori di scalpellini, fabbri e ceramisti, falegnamerie e forni.



MURA E BASTIONI. Diversi autori concordano sul fatto che il Krak è probabilmente il più imponente castello mai creato dall’architettura cristiana medievale. Ancor oggi quest’eccezionale opera difensiva, che nel corso dei secoli è stata d’ispirazione per molti architetti europei, non smette di suscitare ammirazione. La fortezza, mirabilmente conservata grazie alle circostanze della sua capitolazione e ai successivi lavori di ricostruzione, era stata eretta sul sito della fortificazione originaria, un colle tondeggiante di 650 metri di altezza. L’opera nel suo complesso fu terminata nel 1170, ma proprio quell’anno una serie di terremoti costrinse a profondi lavori di restauro, che si succedettero durante tutto il XIII secolo e le conferirono l’aspetto attuale. La costruzione, di forma vagamente trapezoidale, si estende da nord a sud su una superficie di due ettari e mezzo, ed è caratterizzata dalla disposizione delle fortificazioni su due anelli concentrici. All’esterno c’è una prima poderosa cinta muraria, protetta da torrioni cilindrici che si affacciano sulle scarpate settentrionali e orientali. Il lato meridionale, che è il più vulnerabile, è protetto da altri tre poderosi bastioni. L’ingresso esterno conduce a un angusto passaggio a zig-zag, appositamente lastricato con pietre scivolose per ostacolare l’accesso a cavallo.
La seconda cinta è alta più del doppio della prima ed è maggiormente fortificata. Tra le due muraglie si apre un fossato, completamente esposto all’attacco dei difensori, e che in caso di necessità poteva essere parzialmente allagato. Il centro del castello è disposto su più livelli: al piano inferiore c’erano i magazzini e gli alloggi, mentre al piano superiore si trovavano le residenze più nobili: le stanze dei cavalieri professi, la torre nord-occidentale dove viveva il gran Maestro, l’ampio salone delle riunioni, la cappella, le cucine e la piazza d’armi. È in questa parte che l’architettura militare convive con lo stile gotico del quale sono ancora visibili alcune tracce di delicate decorazioni in pietra e affreschi.

Gli ammiratori del castello.
Molti viaggiatori illustri hanno visitato il Krak dei Cavalieri nel corso dei secoli. Nel 1218 Andrea II d’Ungheria, impressionato dall’edificio lo definì la chiave delle terre cristiane, e finanziò i cavalieri perché continuassero a difenderlo. Secondo una leggenda non confermata anche Riccardo Cuor di Leone soggiornò nella fortezza e vi fece scolpire i due bassorilievi di leoni o leopardi ancora oggi visibili. All’inizio del XX secolo, poi, uno studente britannico di nome Thomas Edward Lawrence (che sarebbe poi divenuto celebre come Lawrence d’Arabia), girò tutta la Siria con un pistola e una bussola per scrivere una tesi di dottorato sui castelli crociati. Una volta giunto davanti al Krak dei Cavalieri esclamò: “è il castello più pregevole del mondo”.



 UN PATRIMONIO IN PERICOLO. Dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità nel 2006, il Krak dei Cavalieri è stato gravemente danneggiato dalla guerra civile siriana. Nel 2012 è stato bombardato dal fuoco dell’artiglieria e nel 2013 è stato colpito da vari attacchi aerei. Attualmente si trova sotto il controllo del governo siriano ed è situato al di fuori della zona dei combattimenti. Ciononostante non è stato ancora possibile stimare l’effettiva entità dei danni subiti.

Un castello a prova di assedio.
L’aspetto finale del Krak è il risultato di tre fasi costruttive. In un primo momento fu eretto il castello interno che ospitava vari edifici, come la cappella e la torre sud, protetti da una prima cinta muraria. In una seconda fase venne aggiunto un imponente muro inclinato per difendere i fianchi sud e ovest, e fu costruito un grande torrione che sarebbe diventato il centro di controllo della fortezza. Infine, nel corso del XIII secolo furono realizzati la sala gotica e la cinta muraria esterna, che comprendeva l’ingresso fortificato a zig-zag e una grande cisterna.
La porta d’ingresso era situata nella parte orientale. Una rampa coperta e fortificata dava accesso al fossato esterno. Un acquedotto di pietra a quattro archi trasportava l’acqua che veniva raccolta in cisterne, distribuite per tutta la fortezza.
La cisterna situata tra le due cinte murarie era connessa all’acquedotto e, grazie a un sistema di condutture in ceramiche, anche alle terrazze. La grande cappella in stile romanico era dove i cavalieri celebravano messa. Venne ricostruita dopo un terremoto avvenuto nel 1170,

Articolo in gran parte di Francesco del Rio Sanchez Università di Barcellona, pubblicato su Storica National Geographic del mese di agosto 2018. Altri testi e immagini da Wikipedia

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