giovedì 13 settembre 2018

Scacco al Re - lo straordinario intuito di Cromwell

SCACCO AL RE

Nel 1688 un colpo di mano mise fine al potere assoluto del re in Inghilterra. E cambiò le sorti dell’Europa.

Oliver Cromwell Gaspard de Crayer.jpg
Ritratto di Oliver Cromwell eseguito da Gaspard de Crayer.
https://it.wikipedia.org/wiki/Oliver_Cromwell
Oggi si dice che i sovrani inglesi “regnano ma non governano”, per far capire che il potere reale è nelle mani del Parlamento. Eppure non è sempre stato così. Se quella d’Inghilterra è stata la prima monarchia parlamentare d’Europa lo dobbiamo a una strana rivoluzione, la Gloriosa rivoluzione inglese del 1688-89, così chiamata perché cambiò il corso della Storia. In poche settimane e senza spargimento di sangue. Prima di queste giornate gloriose (secondo i vincitori) in cui, come ha scritto lo storico britannico George Macaulay Trevelyan, vi fu “la vittoria della legge sul potere arbitrario dei monarchi”, l’Inghilterra conobbe circa un secolo di lotte. Tutto ebbe inizio nel 1603 quando morì la regina Elisabetta I, sovrana che aveva assicurato al suo Paese un’epoca di grande splendore e che aveva cercato con ogni mezzo di evitare lo scontro con le forze parlamentari. Prese il suo posto Giacomo I Stuart, un lontano parente che già era re di Scozia e che soprattutto amava affermare che “i re hanno il potere di muovere i loro sudditi come pezzi degli scacchi”. Il nuovo sovrano, come tutti i colleghi del tempo, si credeva un prescelto da Dio e sopportava a fatica il Parlamento, che però basava i suoi diritti e i privilegi addirittura sulla Magna Charta del 1215. Insomma da quasi quattro secoli nobili e anche ricchi borghesi si erano abituati a far valere la propria opinione e non avevano nessuna intenzione di rinunciarvi per le ambizioni di uno scozzese.


                                                                          Giacomo I Stuart

TUTTI CONTRO TUTTI. A rendere ancora più infuocato il clima politico c’era poi la questione religiosa. La monarchi per diritto divino, che tanto piaceva a Giacomo, era una prerogativa delle nazioni cattoliche. Ma nel regno inglese la religione di Stato era l’anglicanesimo, nato quando il re Enrico VIII, nel 1534, ruppe i rapporti con il papa e si autoproclamò capo della Chiesa inglese. Gli anglicani, per la maggior parte membri dell’aristocrazia, sospettavano che Giacomo Stuart fosse di simpatie papiste, ma seppure a stento, lo sopportavano un po’ per la fedeltà storica alla Corona, un po’ perché temevano che il potere finisse nelle mani della piccola nobiltà e della borghesia (sempre più forte in parlamento) legata al puritanesimo, la variante inglese del calvinismo. L’Inghilterra era dunque una polveriera sociale e religiosa e gli Stuart non erano proprio i più adatti a mantenere calmi gli animi. “Alla lunga un compromesso tra la dinastia regnante e le tanti parti della società inglese a loro avverse non era possibile. Molti Stuart avevano tendenze filo cattoliche lontane dalle convinzioni diffuse tra i ceti importanti dell’Inghilterra. Inoltre avevano la tendenza ad affermare un forte potere centrale in una società dove solo a fatica la Elisabetta aveva mantenuto un equilibrio tra monarchia e Parlamento”, spiega lo storico Adriano Prosperi.


TORIES VS. RIGHIT
Negli anni precedenti la Gloriosa rivoluzione, l’Inghilterra era praticamente spaccata tra due fazioni in lotta tra loro. Da una parte vi erano i cavalieri, i sostenitori dell’autorità del re e della Chiesa anglicana, dall’altra i sostenitori della superiorità del Parlamento e del calvinismo.
Questi erano chiamati ”teste rasate” per l’abitudine di portare i capelli cortissimi e di non indossare elaborate e ricciolute parrucche come facevano i cavalieri.
A partire dagli anni ottanta del Seicento, queste due fazioni cominciarono a essere conosciute con due   nomignoli spregiativi: i partigiani del re venivano chiamati dagli avversari Tories,che era l’epiteto dei fuorilegge cattolici hce imperversavano in Irlanda. I fautori del Parlamento erano denominati con spregio Whigs, termine che indicava probavilente i mandriani scozzesi o anche i ladri di cavalli.
Fino ad oggi. Nel corso del ‘700 Tories e Whigs divennero i partiti che dominiaro la storia britannica nei successivi cento cinquant’anni. Dalla prima formazione nacque, nel 1834, l’attuale Partito Conservatore inglese (a volte chiamato ancora Tory)  mentre dai Whigs ebbe origine nel 1859 il Partito Liberale disciolto nel 1988. 
Battle of Marston Moor, 1644.png

La Battaglia di Marston Moor, opera di J. Barker


Cromwell osserva il corpo di Carlo I, dipinto di Paul Delaroche.


King Charles I after original by van Dyck.jpg
Carlo I Stuart (Dunfermline19 novembre 1600 – Londra30 gennaio 1649) è stato re d'InghilterraScoziaIrlanda eFrancia[4] dal 27 marzo 1625 fino alla sua morte, avvenuta il 30 gennaio (o il 9 febbraio, secondo il calendario inglese[5]) 1649 per decapitazione.

IL RE “PERDE” LA TESTA. La polveriera, infatti, esplose. A dar fuoco alle polveri, fu il figlio di Giacomo, Carlo I, salito al trono nel 1625. Il nuovo sovrano sciolse a più riprese il Parlamento fino a che si trovò a fronteggiare una grande ribellione parlamentare guidata da mercanti, artigiani, piccoli signori rurali e puritani, che come tutti i calvinisti erano fieri avversi di ogni autorità chesi proclamasse eletta da Dio, fosse il papa o il re. I ribelli trionfarono grazie al genio militare di Oliver Cromwell (1599-1658) che sconfisse i realisti sul campo di battaglia (a Marston Moor) e fece decapitare Carlo I per tradimento nel 1649. Per la prima volta in Europa un monarca veniva condanato a morte per volontà del popolo. Ma Cromwell si spinse oltre: liquidò la monarchia e trasformò l’Inghilterra in una repubblica di cui lui era padre e padrone
King Charles II by John Michael Wright or studio.jpg

ritratto di Carlo II
Carlo II Stuart (Londra29 maggio 1630 – Londra6 febbraio 1685) è stato re d'InghilterraScoziaIrlanda e Francia[1]dal 30 gennaio 1649 (de iure) o dal 29 maggio 1660 (de facto), al 6 febbraio 1685.



IL RITORNO DEGLI STUART. Alla morte di Cromwell, stanchi del clima plumbeo imposto dal  puritanesimo di Stato, gli inglesi richiamarono dopo qualche tempo gli Stuart (1660), perché anche buona parte del Parlamento era convinta che solo la monarchia potesse garantire stabilità alla nazione. Ed effettivamente all’inizio le cose andarono bene, anche perché Carlo II, figlio del sovrano fatto decapitare da Cromwell, era più amante degli agi che della lotta. Venne chiamatono non a caso Merry monarch, il re allegro, per la sua passione per le feste di corte, i letterati e gli artisti, le donne. Fu un momento gaudente, quello che gli storici chiamano l’etàdella Restaurazione inglese,m Carlo II rimaneva uno Stuart e sotto le ceneri dei suoi modi concilianti covava l’invidia verso quello che accadeva nella vicina Francia, dove suo cugino Luigi XVI aveva imbrigliato la nobiltà, sciolto le assemblee parlamentari e si faceva chiamare il Re Sole. Le tensioni aumentarono col passare degli anni: il sovrano non aveva figli legittimi e avrebbe passato la corona al fratello Giacomo, di indole autoritaria e papista convinto. “Nello scontro in atto la componente religiosa era fondamentale. La società inglese era percorsa da correnti di pensiero e scelte di fede radicali e in aperto conflitto fra di loro. Queste trovarono un compromesso solo dopo una lotta sanguinosa, anche perché la religione comportava visioni del monto e della società, progetti sociali e politici molto diversi”, spiega ancora Prosperi.
La maggioranza degli inglesi temeva che un sovrano cattolico avrebbe gettato l’Inghilterra tra le braccia del papa, considerato da anglicani e calvinisti l’incarnazione dell’Anticristo, oppure che avrebbe fatto il gioco delle grandi potenze cattoliche del continente in primis la Francia. I membri del Parlamento più vicini alla borghesia e calvinismo si riunirono allora attorno al 1678 in una fazione denominata Whig e cercarono di opporsi all’elezione di Giacomo in tutti i modi, anche ricorrendo a dei sicari. Alla fine passò la linea dei Tories, la fazione del Parlamento vicino all’aristocrazia e all’anglicanesimo: meglio un re, seppur cattolico, piuttosto che l’anarchia sociale e religiosa che potevano portare i Whig. Fu un errore, perché ima volta salito sul trono Giacomo II si comportò con la grazia di un elefante in un negozio di cristalleria. Nel giro di tre anni con la sua politica filo-papale e il suo autoritarismo riuscì a scontentare tutti: i Tories, i Whigs e anche i cattolici inglesi che erano fedeli al papa fino a che il papa se ne stava a Roma e non ficcava il naso dei loro affari. Quando nel 1688 Giacomo ebbe il tanto da lui sospirato erede maschio, la prospettiva che si perpetuasse una dinastia cattolica sul trono inglese riunì sotto la stessa bandiera i Tories e i Whigs. Con un colpo di mano inatteso offrirono la corona d’Inghilterra al campione del calvinismo europeo, l’olandese Guglielmo d’Orange marito di Maria Stuart, figlia di Giacomo II ma di fede protestante. Guglielmo era il grande rivale di Luigi XIV e intravide la possibilità di separare definitivamente l’Inghilterra dalla Francia. .

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