giovedì 13 settembre 2018

I cavalieri del tempio e le reliquie

I Templari non furono soltanto impavidi difensori della cristianità sui campi di battaglia, ma ebbero numerosi incarichi per proteggere e difendere la fede in Cristo. uno di questi riguardava il trasporto e la custodia delle reliquie, di cui solo loro potevano certificare l’autenticità


Il cavaliere templare Gualtiero di Marangiers non aveva compreso bene come fosse accaduto, ma dopo aver soggiornato nelle carceri mussulmane di Damasco, era finalmente tornato in libertà, forse per uno scambio di prigionieri. Ora, prima di mettersi in viaggio per raggiungere i suoi confratelli del Tempio, voleva recarsi nel santuario mariano di Saydnaya (situato a 30 km dalla capitale del califfato siriano) per ringraziare la Vergine e per acquistare l’olio miracoloso, proveniente da una sua preziosa immagine, che la tradizione voleva dipinta da San Luca, l’Evangelista. Una volta raggiunta Gerusalemme, frate Gualtiero aveva rivenduto un’ampolla del prezioso olio ad Aymerci de Montbun, che successivamente, nel 1186, la portò nel monastero di Santa Maria di Altavaux, da lui edificato in Francia. Quello di Saydnaya era un santuario particolare perché frequentato da pellegrini delle tre religioni principali, che vi si recavano sia per pregare (ciascuno a modo suo) la Vergina Maria, sia per comprare l’olio miracoloso, sotto il controllo attento dell’Ordine del Tempio, che ne garantiva anche la provenienza. I Templari, infatti, come numerosi altri religiosi di specchiata moralità, erano stati autorizzati dal pontefice a rilasciare i certificati di autenticità di reliquie e sacri oggetti da venerare, per assicurarne la veridicità. D’altra parte, questa verifica era necessaria per evitare la creazione di falsi e di commerci fraudolenti, visto che spesso i truffatori violavano le tombe per asportarne gli scheletri e spacciarne le ossa per quelle di un santo.

Reliquia della Vera Croce presso la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme
Vera Croce è il nome dato alla croce sulla quale Gesù fu crocifisso. La reliquia sarebbe stata ritrovata a Gerusalemmenell'anno 327-328 dalla madre dell'imperatore romano Costantino IFlavia Giulia Elena.
Secondo la tradizione cristiana, la Vera Croce sarebbe stata in parte conservata a Gerusalemme, in parte a Costantinopoli e in parte a Roma. La reliquia di Gerusalemme vi rimase fino al 1187, quando se ne persero le tracce dopo la conquista della Città Santa da parte del Saladino. In diversi luoghi esistono frammenti che si vorrebbe provengano da essa[1]


RELIQUIE GARANTITE DAGLI INFLESSIBLI CAVALIERI DEL TEMPIO. D’altra parte, negli stessi secoli, il monaco francese Guiberto di Nogent scriveva un trattato sulle reliquie, divertito dall’idea di un Giovanni Battista con due teste, dal momento che due Chiese pretendevano di possedere entrambe il cranio del santo. Le autenticazioni delle reliquie più importanti venivano rilasciate addirittura da alti dignitari del Tempi, come il maestro Gueglielmo di Sonnac, che firmò quella del Sangue di Cristo, contenuto in un’ampolla consegnata da un cavaliere templare a Enrico III d’Inghilterra.
Oltre a questo importanti incarico l’Ordine del Tempio ebbe il compito di scortare un frammento della Vera Croce contenuto in una teca d’oro, impreziosita da perle e gemme, sia in processione che in combattimento, per dare coraggio ai soldati. La Regola prevedeva che ogni spostamento della reliquia venisse accompagnato sempre dal commendatore di Gerusalemme e da dieci cavalieri; inoltre due Templari dovevano montare la guardia a protezione della reliquia giorno e notte.
Nel 1187, però, questi accorgimenti non furono sufficienti a garantire la sicurezza dell’oggetto: nella confusione della battaglia dei corni di Hattin contro l’esercito di Saladino, per non far cadere la reliquia nelle mani del nemico, i Templari della scorta seppellirono la teca nella sabbia del deserto, con l’intenzione di tornare a recuperarla a scontro finito. Nei giorni seguenti, credendo di  aver individuato il punto in cui l’avevano nascosta, scavarono per tre notti consecutive, senza alcun risultato: quasi sicuramente era stata già ritrovata dai Musulmani. Anche la spedizione di un altro frammento di questa reliquia, organizzata da fra’ Baronzio, maestro templare di Lombardia, non ebbe esito fortunato. Accade che, nel 1204, l’imperatore Baldovino I di Costantinopoli incaricò il dignitario templare di consegnare a papa Innocenzo III due icone d’oro e d’argento con una scheggia della Vera Croce, insieme ad altre reliquie destinante all’Ordine del Tempio: durante una sosta nel porto greco di Methoni la nave veneziana venne assalita da sei galere di pirati genovensi, che si impossessarono del preziosissimo carico.
Fortunatamente la croce di Cristo, massiccia e pesante, era stata frazionata in un gran numero di particelle, al punto che nel 1500 il teologo francese Giovanni Calvino scriveva che, messe tutte insieme, avrebbero potuto riempire la stiva di una nave: un po’ come le due teste di Giovanni Battista. Molti di questi frammenti erano conservati nelle chiese templari più importanti: dalla londinese Temple Church a Santa Maria in Capite Broglio di Venezia a quella di Santa Maria di Lecce fino al Santo Sepolcro di Segovia in Spagna. Durante il Medioevo il possesso di reliquie permetteva di accrescere il prestigio del loro proprietario, oltre a garantirgli una rendita economica proveniente dalle offerte di visitatori e pellegrini. Per questo motivo, forse più finanziario che spirituale, anche i Templari avevano raccolto numerosi di questi sacri oggetti, specialmente parti del corpo di santi più o meno conosciuto, come le teste di San Policarpo, di Santa Eufemia e di una delle 11mila Vergini; oppure la mano destra di San Gregorio Nazianzeno, portata dalla Terrasanta dal maestro templare Gualdim Pais e conservata nella cappella di Santa Maria do Olival a Tomar, in Portogallo.

UNA SPADA ASSASSINA DIVENTATA SACRA. Al tempo dei processi contro l’Ordine, nel castello spagnolo di Peniscola, gli inquisitori trovarono una grande quantità di reliquie di vario genere, conservate in preziosi cofanetti di Limoges, tra cui un frammento della Vera Croce, due ampolle dell’olio di Saydnaya e le reliquie di San Bevignate, un santo popolare italiani a cui i cavalieri del Tempio avevano dedicato la maestosa chiesa di Perugia, unica in Italia con affreschi di epoca templare. Altri oggetti particolari, collegati alla vita di personaggi di grande spessore spirituale , venivano venerati come fossero reliquie. A Temple Church i Templari conservavano la spada con cui nel 1170 a Westminster, i sicari di Enrico II d’Inghilterra avevano ucciso San Tommaso Becket. E nella chiesa di Santa Maria in Aventino a Roma, era esposta la tunica donata da San Bernardo di Chiaravalle ai suoi amici Templari. Spesso le reliquie avevano il potere di guarire alcune malattie attraverso il semplice contatto, oppure possedevano altre capacità miracolose, come la croce in bronzo conservata nella casa del Tempio di San Giovanni d’Acri, che era stata realizzata con il metallo di una tinozza in cui, secondo alcuni, Gesù si era bagnato, secondo altri aveva lavato i piedi agli Apostoli; in ogni caso era in grado di liberare gli indemoniati e di portare la pioggia nei periodo di siccità; addirittura, il semplice calco in cera riusciva a calmare le tempeste. Per la sua importanza, l’incarico di portarla in processione era affidato a un cavaliere templare, insieme al patriarca di Gerusalemme.
Anche il famoso olio profumato di Saydnaya possedeva proprietà curative miracolose e curava numerose malattie: aveva guarito Cristiani, Ebrei e Musulmani, secondo il cronista medievale Arnoldo di Lubecca. Un’altra cronaca del XIII secolo racconta di come l’emiro di Damasco, che aveva perso un occhio, grazie a quest’olio miracoloso avesse ritrovato la vista. Nonostante il gran numero di reliquie possedute, e il nobile incarico di certificarne la provenienza, i Templari vennero accusati di eresia, di stregoneria e di adorare idoli misteriosi. Sequestrati, insieme a tutte le proprietà dell’Ordine del Tempio, gli oggetti sacri vennero affidati ai cavalieri di San Giovanni (divenuti in seguito di Rodi e poi di Malta), i quali proseguirono nelle precedenti pratiche devozionali.
Ancora nel Settecento, nella chiesa ex templare di San Nicola di Blais, in Bretagna, i cavalieri di Malta continuavano a esporre due piccoli frammenti della Vera Croce, proprio come facevano gli antichi proprietari, prima di essere condannati e bruciti sul rogo, quattro secoli prima. Le cronache del tempo raccontano che i pellegrini, provenienti da tutte le parti della Francia, sfilarono per più di cinque ore davanti alla preziosa scheggia.

Saydnaya, il santuario dove la vergine unifica le tre religioni.
icone e immagine sacra della Vergine

Una leggenda antica racconta di una donna eremita che chiese a un mercante di Saydnaya di procurarle un’immagine della Madonna. Ritornato a Saydnaya, l’uomo procurò l’immagine della vergine, ma gli piacque tanto che decise di tenerla per sé; la Vergine però gli ordinò di consegnarla alla eremita, che la nascose in grotta: da quel momento l’icona cominciò trasformarsi in carne, mentre i seni emanavano un liquido oleoso e profumato, che aveva proprietà curative. Sulla grotta venne edificata una chiesa, che costituì il primo nucleo dell’attuale santuario mariano, famoso per una miracolosa icona della Vergine dipinta, secondo la tradizione, da San Luca evangelista. Questo santuario è venerato da Cristiani, Ebrei e Mussulmani: un ulteriore miracolo, questo, della sacra immagine della Vergine.  
   
LA CASA DI NAZARETH SMONTATA E RICOSTRUITA A LORETO. Altre reliquie dell’ordine templare, nei secoli successivi proseguirono le loro manifestazioni miracolose: la Spina Santa, una delle tante che formavano la corona di Cristo e che germogliava a Natale per completare la sua fioritura in primavera o a Pasqua, continuò a farlo anche quando passo ai cavalieri di San Giovanni. In un documento ufficiale il gran maestro di Rodi Jacques de Milly, scriveva che nel giorno del Venerdì Santo del 1457: La Sacratissima Spina aveva fiorito e mandati fuori tutti i fori suoi”, proprio come aveva fatto sempre nei secoli passati. L’ordine del Tempio è collegato, almeno secondo la tradizione, ai due simboli più importanti della Cristianità: la Sacra Sindone e Santa Casa di Loreto, nelle cui vicende i cavalieri del Tempio figurano come protagonisti principali. Dopo la caduta di Costantinopoli nel 1204, il templare Othon de la Roche inviò il Sudario di Cristo in Francia: attraverso circostanze avventurose, in cui le famiglia dei cavalieri furono presenti,  la reliquia passò ai duchi di Savoia e in seguito arrivò a Torino, dove si trova tutt’ora.
Nella seconda metà del Duecento, per non far cadere la Santa Casa di Nazareth in mano musulmana, gli imperatori di Costantinopoli finanziarono lo smontaggio e il suo trasferimento in Italia. Gli unici che possedevano una struttura logistica e organizzativa all’altezza del difficile compito, erano sicuramente i Templari, che con un lungo viaggio per mare fecero arrivare la Casa di Gesù a Loreto, nelle Marche. Il ricordo di quest’impresa sarebbe nelle cinque croci di stoffa rossa ritrovate murate tra le pietre dell’edificio: le stesse croci che i Templari portavano sui loro mantelli bianchi
santuario della Santa Casa custodito nella basilica di Loreto
La Sindone fotografata da Giuseppe Enrie (1931). In alto l'immagine dorsale (capovolta), in basso quella frontale. Ai lati delle immagini si vedono le bruciature dell'incendio del 1532 e i relativi rattoppi (rimossi nel 2002)


La Sacra Spina dei Templari.
Una leggenda medievale racconta la storia del Biancospino di Glastonbury, che ha questo nome perché cresce solo nei dintorni dell’abbazia, dove si crede sia sepolto re Artù. Il primo arbusto sarebbe fiorito dal bastone di Giuseppe d’Arimatea, personaggio dei Vangeli e dei racconti del Graal, quando sbarcò in Inghilterra proveniente dalla Terrasanta. Su questa leggenda si innesta la tradizione cristiana, secondo cui la corona di spine di Gesù Cristo era stata realizzata con i rami del biancospino che, proprio per questo motivo, è strettamente collegato a due importanti momenti della vita del Redentore: fiorisce, infatti, a Natale e in primavera, quasi sempre durante la Settimana Santa. Nell’Ordine del Tempio era forte la devozione per questa pianta, al punto che il Templare Jean de Montréal, durante il processo, dichiarò: La spina della Corona che fu di Nostro Signore non fiorirebbe in quel modo nel giorno del Venerdì Santo tra le mani dei frati cappellani del Tempio, se essi fossero malvagi come viene descritto”.

immagine della Sacra Spina


Articolo in gran parte di Enzo Valentini giornalista e storico medievista pubblicato da BBC History del mese di agosto 2018. altri testi e immagini da Wikipedia.


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