Dall’Elba a Sant’Elena.
Tra il 20 marzo e l’8 luglio 1815 Napoleone, fuggito dall’Elba, si giocò le ultime carte per riprendersi l’Europa. E arrivò a un passo dal riuscirci.
Arrivo di Napoleone all'Elba
La camera di Napoleone allaMadonna del Monte
“Non lo riconosco più. Lui, che ritornato dall’Elba con tanta audacia, sembra aver esaurito la sua fonte di energia; vacilla, tentenna; invece di fare, parla”. Ritraeva così Napoleone il suo ministro degli Interni Lazare Carnot durante i Cento Giorni, il convulso periodo tra il rientro di Bonaparte a Parigi dopo l’esilio elbano (20 marzo 1815) e la restaurazione della monarchia borbonica di Luigi XVIII (8 luglio). Come dargli torto? Ne aveva perso di smalto dai tempi d’oro il vincitore di Asuterlitz! “Io invecchio, a 45 anni non si è più quel che si era a 30” ammise lo stesso Bonaparte. Napoleone, di nuovo sul trono reclamava un po’ di tranquillità. Peccato che l’Europa intera, riunita al Congresso di Vienna, fosse già sul piede di guerra, pronta a una nuova coalizione antifrancese. Alle armi, quindi, toccava il verdetto sul destino della Francia e di Napoleone.
RE DELL’ISOLA. Ma come si arrivò ai Cento Giorni? Bisogna partire dall’isola d’Elba. Sì, perché è qui che Napoleone venne esiliato dopo la disfatta di Lipsia del 1813 e la conseguente abdicazione nell’aprile del 1814. era certo “Un impero in miniatura: ispezionava le fortificazioni, faceva costruire strade, piantare alberi di gelso e viti, riformò l’amministrazione e gli ospedali”, sostiene Volker Ulrich, autore di una biografia di Napoleone: insomma, Bonaparte non se ne stava con le mani in mano. Un po’ di noia, comunque, era inevitabile, perché sulla piccola isoletta toscana non succedeva mai nulla. La barbosa monotonia peraltro si aggiungeva alla mestizia: è vero che la sorella Paolina e la ma Letizia gli erano vicine, ma la moglie Maria Luisa d’Asburgo non si fece mai vedere. Peggio ancora per Napoleone, era la mancanza del figlio, il piccolo Napoleone II: “Mio figlio me l’hanno portato via. Non è mai stata commessa nei tempi moderni un’infamia simile”.
Napoleone nel 1806
ATTESO IN FRANCIA. Passarono i mesi, ma non le speranze di Napoleone di tornare alla ribalta. E per com’era il clima politico in Francia, faceva bene a sperare. Mentre infatti i vecchi sovrani ridisegnavano l’Europa tra i salotti di Vienna come nulla fosse stato, il popolo francese, in un primo momento sollevato dalla caduta dell’impero, era in agitazione. Vari i motivi: la notoria impopolarità dei Borboni e del mediocre Luigi XVIII, l’ostilità al nuovo regime dei contadini che temevano il ripristino delle restrizioni feudali abolite con la Rivoluzione e non ultimo il malcontento degli ex soldati inseriti a forza nella vita civile. Per tanti francesi, la panacea di ogni male aveva un nome e un cognome: Napoleone Bonaparte. E il loro imperatore rispose all’appello. Il 26 febbraio 815 salpò dall’Elba con circa mille uomini e, con sorprendente facilità, sbarcò il 1° marzo in Francia, vicino a Cannes. Da lì si spinse all’interno verso Grenoble, ma a Laffrey, poco a sud della stessa Grenoble, il 5° reggimento gli sbarrò la strada, perché era a tutti gli effetti un fuorilegge. Napoleone allora avanzò da solo e senz’armi verso quei soldati un tempo suoi e parlò alle truppe: “Soldati del 5° di linea, guardatemi! Se c’è uno fra voi che vuole uccidere il suo generale, il suo imperatore, può farlo, eccomi qui!” La tensione si sciolse e dal 5° si levò un grido “Vive l’Empereur” e tutti corsero ad abbracciare il loro vecchio generale. La magia di Napoleone non era ancora svanita: la Francia lo amava ancora. In effetti nei giorni successivi Grenoble lo accolse a braccia aperte e così ogni altra città fino a Parigi, dove rientrò trionfalmente il 20 marzo. Il ritorno al potere di Napoleone, per dirla con lo scrittore e diplomatico francese Francois René de Chateau riand, fu “l’invasione di un Paese da parte di un uomo solo”.
PACE E RIFORME. Una volta sul trono, Napoleone promise pace e riforme: “Non voglio più nessuna guerra,nessuna conquista, solo governare in pace e fare la felicità dei miei sudditi”, scrisse al generali Rapp. Sincero o no che fosse, per riconquistare o francesi doveva per forza mostrarsi meno guerrafondaio e dispotico di prima. Ecco perché arrivò perfino a ingaggiare un suo antico rivale, lo scrittore Benjamin Costant, per redigere una costituzione di stampo liberale. Ma il testo che venne fuori, denominato Atto addizionale alle Costituzioni dell’impero, non convinse l’opinione pubblica, diffidente dell’insolita veste di Napoleone. E infatti il plebiscito per l’approvazione fu un flop: si astenne nientemeno che il 70% degli aventi diritto.
L’imperatore riprovò a guadagnarsi il favore dei francesi con la famosa manifestazione del Campo di Maggio (così chiamata l’antica assemblea del popolo franco), che si svolse il 1° giugno a Parigi. Alla fastosa solennità parteciparono migliaia di civili e di soldati e tuttavia neanche qui, se si fa eccezione per il sincero entusiasmo delle truppe presenti, le aspettative furono ripagate: più che un favoloso rilancio, la cerimonia fu infatti una pomposa pagliacciata. Che chiarì, nel caso ci fossero dubbi, che gli anni d’oro erano acqua passata.
IL RICHIAMO DELLE ARMI. In fondo Napoleone rimaneva un condottiero più che uno statista, il che era un bene, perché la guerra era alle porte. Già il 25 marzo Inghilterra, Austria, Russia e Prussia siglarono l’intesa da cui nacque la settima coalizione antifrancese e, manco a dirlo, ogni trattativa con Bonaparte fu interrotta. La parola passò alle armi.
In fatto di guerra, si sa, Napoleone non aveva pari. “Il suo cappello da solo vale 40.000 uomini” riconobbe perfino il duca di Wellington. Certo l’Europa intera gli remava contro (non che fosse una novità), ma poteva contare sulla qualità delle invincibili armate francesi. In più aveva ancora i suoi fidati comandanti, come Michel Ney; quegli stessi ufficiali che dopo l’esilio elbano erano passati dalla parte del re senza battere ciglio e che però ora stavano con lui.
Il Belgio fu il teatro delle operazioni militari del giugno 1815. due gli eserciti da affrontare: gli inglesi del duca di Wellington e i prussiani di von Blucher. Napoleone rispolverò la sua classica strategia: separare le forze nemiche per sconfiggerle singolarmente. Partì dai prussiani, battendoli a Ligny il 16 giugno e costringendoli alla ritirata. Quindi passò agli inglesi, che affrontò nella battaglia di Waterloo il 18 giugno. Nessun dubbio, sarebbe stato lui a spuntarla: “Vi dico che Wellington è un cattivo generale, che quelle inglesi sono cattive truppe e che ce la sbrigheremo alla svelta”. E invece, un po’ per fortuna e un po’ per meriti, le truppe inglesi resistettero più del previsto e, peggio ancora, a un certo puto riapparvero inaspettatamente i prussiani. Due eserciti insieme erano ingestibili persino per uno come Napoleone. La battaglia era perduta.
FINE DI UN IMPERATORE. Bonaparte fuggì a stento a Parigi e si dimise una volta per tutte. Due fregate lo aspettavano a Rochefort per portarlo in America e ci sarebbe andato davvero se un vascello inglese, il Bellerophon, non gli avesse impedito l’uscita in mare aperto. Intanto Luigi XVIII l’8 luglio era rientrato a Parigi dai Paesi Bassi (dove si era rifugiato dopo il ritorno di Napoleone): altra pessima notizia. Alla fine Napoleone si consegnò agli inglesi, non senza di cercare di impietosire con una lettera il principe reggente d’Inghilterra, Giorgio: “(…) vengo, novello Temistocle, a sedermi al focolare del popolo britannico. Mi metto sotto la protezione delle sue leggi”. Ma non seduceva più nessuno ormai, figuriamoci i suoi rivali di una vita! Fu quindi spedito su un’isoletta atlantica dimenticata da Dio, Sant’Elena. Lì aspettò la morte, nutrendosi per anni di odio per tutto quanto fosse inglese, compreso l’incolpevole Shakespeare: “Non c’è mezzo di leggere fino in fondo uno dei suoi drammi, fanno tutti pietà”.
Il congresso di Vienna fu il complesso di negoziati svoltosi tra il novembre del 1814 e il giugno del 1815 per ridisegnare l’Europa dopo il tramonto dell’impero napoleonico. Vi presero parte tutti i paesi ma furono soprattutto Russia, Inghilterra, Austria e Prussia a influire sulle decisioni
la Restaurazione.
ALLEANZE. Secondo il principio di legittimità, vennero rimessi sui rispettivi troni sovrani delle dinastie spodestate, a cominciare da Luigi XVIII in Francia. Seguendo il principio di equilibrio, le ripartizioni territoriali erano il fine dichiarato di evitare conflitti tra Stati da un lato, e, dall’altro scongiurare il pericolo di una nuova espansione della Francia (così, ad esempio, il Belgio fu unito all’Olanda). Infine, in nome della solidarietà,
L'Europa dopo il Congresso di Vienna
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1793
Luigi XVI viene ghigliottinato il 21 gennaio. Mentre gli altri paesi muovono guerra alla Francia rivoluzionaria, il giovane Napoleone si distingue nella presa di Tolone, controllata dai monarchici e dagli inglesi.
1795
Dopo la fine del Terrore e la morte di Robespierre, l’esecutivo passa al Direttorio.
1796-97
Il Italia Bonaparte sbaraglia in più occasioni le forze piemontesi e austriache costringendo l’Austria a siglare il tratta di Campoformio.
1799
Napoleone attua il colpo ddi Stato del 18 brumaio (9 novembre) e diviene primo console.
1800
Vincendo a Marengo, Bonaparte chiude la partita con la seconda coalizione antifrancese.
1804
Napoleone diventa imperatore dei francesi. Viene emanato il Codice Civile napoleonico.
1805
Napoleone trionfa ad Auserlitz.
1806-1807
1809
La quinta coalizione è battuta dalle armate francesi a Wragam.
1812
Bonaparte intraprende la campagna di Russia con esiti disastrosi.
1813
Contro l’Impero francese si forma una sesta coalizione, che stavolta ha la meglio sull’esercito di Napoleone a Lipsia.
1814
Napoleone viene esiliato all’Elba e in Francia ritornano i Borboni.
1815
Con il rientro id Napoleone a Parigi hanno inizio i Cento Giorni
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Altri paesi.
1781
L’imperatore Giuseppe d’Asburgo Lorena emana la patente di tolleranza, che rende legittimo il culto per le professioni protestanti e greco-ortodossa.
1795
Austria, Prussia e Russia si accordano per la terza e ultima sparizione della Polonia.
1799
Con l’aiuto francese è proclamata a Napoli la nascita della Repubblica partenopea, che avrà vita breve.
1803
Gli Stati Uniti acquistano dalla Francia
1807
Il Regno Unito abolisce la tratta degli schiavi.
1809
Sconfitto dai russi in guerra, Guastavo IV Adolfo, re di Svezia, abdica. Gli succede lo zio Carlo XIII.
1812
Un’assemblea nazionale del popolo spagnolo riunita a Cadice (in un’area del paese non occupata dai francesi) promulga una costituzione liberale.
1814
Col Trattato di Gand si conclude il conflitto tra Gran Bretagna e Stati Uniti iniziato due anni prima.
1815
Le potenze europee riunite nel Congresso di Vienna ridisegnano l’Europa dopo l’avventura napoleonica.
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Società e cultura.
1793
Antonio Canova realizza il gruppo scultoreo Amore e Psiche.
1795
Viene stampata la prima edizione dell’opera politica di Immanuel Kant intitolata Per la pace perpetua.
1796
Il naturalista e medico britannico Edward Jenner scopre il vaccino contro il vaiolo.
1802
Ugo Foscolo pubblica il romanzo Ultime lettere di Jacopo Ortis.
1808
In Germania, Napoleone riceve in udienza il grande poeta Johannn Wolfgang von Goethe.
1809
Nasce a Boston lo scrittore Edgar Allan Poe.
1812
Al Teatro Valle di Roma è rappresentata la prima opera lirica di Gioacchino Rossini, Demetrio e Polibio.
1814
L’ingegnere britannico George Stephenson inventa la locomotiva al vapore.
1818-1819
Théodore Géricault realizza il celbre dipinto intitolato
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Articolo in gran parte di Giulio Talini, pubblicato su Focus Storia n. 140. altri testi e immagini da Wikipedia.
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