sabato 4 agosto 2018

Diversa da tutti - storia della Svizzera

DIVERSA DA TUTTI

La Confederazione elvetica è differente dalle altre nazioni europee, poliglotta, riservata e neutrale. Le ragioni? Nella sua storia

Quattro lingue nazionali, una ricchezza enorme, la neutralità e l’indipendenza come dogmi, il pluralismo religioso, il mito della democrazia diretta in cui solo il popolo
ha l’ultima parola. È la Svizzera, un’”isola” nel cuore dell’Europa, diversa
da tutti gli altri Paesi in particolare per la sua storia.
Nei secoli dopo il Mille, quando a dominare il mondo erano principi e feudatari e andavano formandosi le grandi monarchie in Francia, Inghilterra e Spagna


Patto eterno confederale del 1291
Firma1 agosto 1291
LuogoGrütli
CondizioniNascita della Confederazione Svizzera
PartiUri Uri
Svitto Svitto
Untervaldo
Bundesbrief.jpg.

Il territorio elvetico era ai margini dei
grandi eventi e per questa ragione i
pochi centri urbani (e soprattutto i
villaggi montani) godevano di una certa autonomia. Isolati tra catene alpine, i montanari svizzeri, eredi degli antichi
Elvezi, come li chiamavano i Romani, iniziarono a organizzarsi in comunità per difendere pascoli e terre. “Fu nel Medioevo che nacquero entità collettive
decise a difendere i loro interessi, entità
che possiamo considerare gli embrioni
degli attuali cantoni”, spiega lo storico
svizzero Fabrizio Panzera. Comunità o
cantoni, che dir si voglia, vissero delle
loro mandria e del magro frutto dei loro
orti montani fino a che, tra il 1215 e il
1230, non fu aperta una via che permetteva ai muli e alle merci di
valicare il Passo del San Gottardo.
Con un ardito ponte sospeso, una passerella di assi fissata alle rocce con
catene di ferro, vennero infatti, superate
sul versante settentrionale le impervie
gole di Schollenen.


Lo Statuto Federale viene letto a dei cittadini di Zurigo il 1º maggio 1351, mentre giurano fedeltà ai rappresentanti di UriSvittoUntervaldoLucerna (Luzerner Schilling, 1513)



LA CONFEDERAZIONE. Fu un
evento epocale: improvvisamente, i montanari della Svizzera Centrale si ritrovarono sulla via che portava alla ricchissima Lombardia, con la possibilità
di vendere i loro prodotti (carne e
latticini) e fare acquisti nella potente
Milano.
Una piccola rivoluzione che pose le basi della ricchezza degli svizzeri e anche della loro fiera indipendenza: ora che le cose giravano per il meglio nessuno aveva intenzione di lasciare il campo libero a principi e feudatari che guardavano con interesse al controllo del Gottardo. In particolare, gli abitanti dei piccoli cantoni di Uri, Schwyz  (da cui il nome Svizzera) e Unterwalden, i più vicini alla via verso l’Italia, sancirono un patto che li univa in una confederazione giurando di aiutarsi reciprocamente contro i nemici esterni e di non farsi la guerra tra loro.
Secondo la tradizione il patto venne siglato su un prato vicino al lago di Lucerna il !° agosto 1291 ed è considerato l’atto di nascita della Svizzera e anche della propensione, tutta elvetica, a decidere in prima persona, come vuole la democrazia diretta. Ogni decisione, infatti era posta al vaglio delle diete, le assemblee locali che riunivano gli uomini liberi.



VITTORIA! Tre importanti scontri dai quali gli Elvetici uscirono vincitori: la battaglia di Morganten combattuta nel 1315 in cui fu sconfitto Leopoldo d’Asburgo,  la battaglia di Sempach che si svolse nel 1386 tra Leopoldo III d’Austria e la Confederazione; quella di Grandson del millequattrocentosettantasei contro il duca di Borgogna.
Sotto dipinti e stampe  raffiguranti le battaglie. 
Sempach Schlachtfresko.jpgBattle of Morgarten.jpg

Luzerner Schilling Battle of Grandson.jpg


GUERRIERI DEI MONTI. Divisi ma alleati (“tutti per uno e uno per tutti” recita il moto della Confederazione), gli svizzeri si distinsero fin da subito per la capacità di difendere privilegi e diritti, anche con la forza se necessario. Ancora oggi, infatti, la Svizzera è un “popolo in armi”, dove vige la leva obbligatoria per tutti i cittadini, una tradizione guerriera simboleggiata dal mito di Guglielmo Tell (vedi sotto) e sorta proprio dopo la nascita della confederazione.
“Più i signori feudali cercavano di stringerla presa, più le comunità locali si sforzarono di garantire la loro autonomia. I primi a farne le spese della bellicosità dei confederati furono i castelli e le rocche dei diversi nobili locali”, spiega Panzera.
Poi toccò agli Asburgo, casata che alla fine del XII secolo cominciò a controllare la corona imperiale e che considerava la Svizzera parte integrante dell’impero. Fu un braccio di ferro lungo due secoli in cui più volte gli asburgici saggiarono le picche e l’abilità di combattimento delle milizie cantonali. Nel 1315, sul terreno accidentato di Morgarten, nei monti tra Uri e Scwyz, il duca Leopoldo d’Asburgo, forte di un contingente di cavalieri tre volte superiore di numero agli avversari, venne rapidamente sbaragliato e messo in fuga. “Secondo tradizione, l’episodio di Morgarten fu la prima battaglia per l’indipendenza combattuta tra la Confederazione e un momento decisivo per la sue sorti”, spiega Panzera. Anche perché l’esempio di quei contadini male armati ma capaci di suonarle alla cavalleria nobiliare cominciò a far proseliti.
Nel XIV secolo altre comunità e soprattutto le città di Lucerna, Zurigo e Berna, si unirono all’alleanza dei primi tre cantoni tanto che si cominciò a parlare di “Confederazione di Otto Cantoni”. Un tentativi di rivincita degli Asburgo finì in una strage della cavalleria nobiliare il 9 luglio 1386 a Sempach (presso Lucerna), una battaglia che segnò di fatto l’inizio della definitiva estromissione degli Asburgo dall’area svizzera.




formazione della Svizzera fino ai confini attuali.

GUGLIEMO TELL, L’EROE SVIZZERO TRA MITO E REALTA’.


Simbolo della lotta degli Svizzeri contro l’egemonia asburgica è Guglielmo Tell, l’infallibile balestriere celebrato a teatro da Friedrich Schiller e nella musica da Gioacchino Rossini. Secondo la tradizione era un abitante di un paese del canton Uri che un giorno rifiutò di togliersi il cappello di fronte alle insegne degli Asburgo che il balivo locale, il rappresentante imperiale, aveva fatto innalzare sulla pubblica piazza. Tell venne allora condannato a colpire con la balestra una mela posta sopra la testa del figlio per evitare la prigione. Tell, come sappiamo, riuscì nell’impresa, ma l’infimo balivo lo fece comunque imprigionare. Nel racconto il prode balestriere fuggì dalla prigione e punì con la morte l’arroganza del rappresentante imperiale. Si tratta probabilmente di una leggenda nata per cementare l’unità dei cantoni nella lotta contro il grande nemico esterno: l’imperatore.
LIBERTA’. Secondo gli storici fa parte di quella che viene chiamata la “tradizione della liberazione”, storie in cui troviamo perfidi balivi che sottopongono i fieri montanari elvetici a ogni tipo di sopruso fino all’inevitabile vendetta finale. Un eroe così leggendario che alcuni storici lo ritengono frutto di una rielaborazione trecentesca di un’antica saga danese, quella dell’eroe Toko che con un suo tiro colpì appunto una mela.



TANTE LINGUE. I Confederati forti del loro nuovo prestigio militare, cominciarono nel XV secolo, ad allargare le loro mire al di fuori dei bastioni alpini. Sconfissero nelle epiche battaglie di Grandson, Morat e Nancy, Carlo il Temerario, ultimo duca di Borgogna. Si impadronirono così di un immenso bottino e dei territori dell’attuale Svizzera francese. Poco dopo, all’alba del Cinquecento, strapparono al Ducato di Milano il Canton Ticino e alla Confederazione si allearono anche i Grigioni. “La Svizzera aveva di fatto raggiunto i confini attuali, ma soprattutto aveva acquisito un elemento fondante della sua identità attuale: il plurilinguismo. Al tedesco dei primi cantoni, si aggiungevano il francese, l’italiano e il romancio. Le quattro lingue oggi ufficiali in Svizzera”, prosegue Panzera


firma e ritratto di Giovanni Calvino



Nella cattedrale di Losanna (foto sopra) ci una disputa ideologico che si svolse dal 1° all’8 ottobre 1536.

MAI SCHIERATI. Forti delle numerosi vittorie, i Confederati si convinsero di poter sfidare i grandi Stati europei, in particolare la Francia, per il controllo della Lombardia. Ma si sbagliavano. A Marignano (oggi Melegnano, vicino a Milano), subirono una sonora sconfitta che li  indusse nel 1515 a più miti consigli.
“Le guerre moderne necessitavano di forti eserciti e pezzi di artiglieria che solo le grandi monarchie potevano permetterselo”. Gli svizzeri decisero così di concentrare le loro energie militari nella difesa del territorio. E cominciarono a considerare la neutralità come una condizione necessaria per mantenere l’autonomia. Venne imboccata la strada della di una politica di autoesclusione che porta ancora oggi gli svizzeri a vedere come il fumo negli occhi l’Unione Europea e ogni organismo sovranazionale (del resto solo nel 2002 la Svizzera è entrata nell’Onu).  Questa politica ha tenuto lontana la Confederazione dalle grandi guerre europee dell’ultimo secolo mentre, prima ancora, le consentì di sopravvivere alla frattura interna dovuta alla diffusione della Riforma protestante.
 

VOTAZIONI PER ALZATA DI MANO. La Svizzera è la patria della democrazia diretta: la decisione finale su questioni che riguardano la Confederazione, i cantoni e i comuni spetta infatti al popolo, chiamato molto spesso ad esprimere nelle urne il proprio parere. In molti cantoni per diversi secolo la democrazia diretta ha avuto la sua espressione più evidente nelle votazioni per alzata di mano che avvenivano nelle piazze della città. Donne escluse. Questa antica modalità è andata scomparendo nel corso del Novecento ma resiste ancora nel canton Glarona e nell’Appenzell interno, nella Svizzera nord-orientale. Tanta democrazia non ha coinvolto però le donne: basti pensare che qui il voto femminile è stato introdotto solo nel millenovecentosettantuno e, per le questioni locali, in alcuni cantoni è arrivato solo negli anni Novanta del Novecento.

la confederazione dei tredici cantoni 
CantoniAlleati
Uri-coat of arms.svg Canton Uri (1291)
Wappen Unterwalden alt.svg Canton Untervaldo (1291)
Wappen schwyz.png Canton Svitto (1291)
Lucerne-coat of arms.svg Città di Lucerna (1332)
Zurich-coat of arms.svg Città di Zurigo (1351)
Berne-coat of arms.svg Città e Repubblica di Berna (1353)
Zug-coat of arms.svg Città e Canton Zugo (1365)
Glaris-coat of arms.svg Canton Glarona (1388)
Solothurn-coat of arms.svg Città di Soletta (1481)
City of Fribourg-coat of arms.svg Città di Friburgo (1481)
Wappen Schaffhausen matt.svg Città di Sciaffusa (1501)
Bale-coat of arms.svg Città di Basilea (1501)
AppenzellRI-coat of arms.svg Canton Appenzello (1513)
Biel-coat of arms.svg Città di Biel-Bienne (1353)
Valais-coat of arms.svg Repubblica del Vallese (1416)
Coa Abbey Saint Gall.svg Abbazia di San Gallo (1451)
Coa stgallen.svg Città di San Gallo (1454)
Davos wappen.svgWappen Gotteshausbund.svgWappen Grauer Bund1.svg Repubblica delle Tre Leghe (1497)
Wappen Muelhausen.svg Città di Mülhausen (1515/1586 - 1798)
Wappen Rottweil.svg Città di Rottweil (1463/1519 - 1643)
Wappen Genf matt.svg Città di Ginevra (1519)


TUTTI PER UNO. Patria natia di un riformatore come Zwingli e patria d’adozione di Calvino, è stata a lungo scossa da rivalità tra cattolici e protestanti ma, conclude Panzera, “gli Svizzeri non hanno mai fondato la loro identità su un’unica religione, evitando così divisioni laceranti che li avrebbero indeboliti”. L’ultima grande divisione tra cantoni cattolici e protestanti risale alla pirma metà dell’Ottocento; ci fu una breve guerra vinta dalla fazione protestante. Il conflitto non portò nuove divisioni ma a una rinnovata consapevolezza all’insegna dell’”uno per tutti, tutti per uno”. Vennero meno le pretese autonomistiche dei cantoni e nacque la Svizzera moderna basata sulla Costituzione del 1848. la capitale fu fissata a Berna e sorse uno stato federale senza barriere doganali. Ai cantoni restarono ampie funzioni legislative, mentre la competenza sulle principali materie di interesse nazionale (esteri, difesa) venne demandata a istituzioni federali. La neutralità divenne perpetua e la Confederazione si trasformò nel corso del Novecento nel luogo dove rifugiarsi e mettere al sicuro le proprie ricchezze (anche quelle illecite), mentre in Europa infuriava la tempesta del totalitarismo e delle guerre mondiali. Un’isola, e insieme cassaforte, frutto di secoli di politiche scaltre. 




Articolo in gran parte di Roberto Roseda su Focus Storia n. centotrentasette, altri testi e immagini da wikipedia

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